Roma - L’aeroporto di Fiumicino rischia la paralisi per un euro e 87 centesimi. Questa è la tariffa che Aeroporti di Roma, la società che gestisce lo scalo capitolino, chiede alla compagnie aeree per smistare il bagaglio di un passeggero in transito. Al di là della cifra in sé, i vettori interessati considerano quell’euro e 87 un balzello iniquo e soprattutto indebito. E, infatti, si sono sempre rifiutati di pagarlo. Cosicché AdR ha deciso di correre ai modi più aggressivi di una minaccia molto pesante. Dal primo gennaio prossimo il celeberrimo NET 6000, l’avveniristico impianto di smistamento bagagli costato 21 milioni di euro e inaugurato nel luglio dell’anno passato, cesserà di lavorare. Va ricordato che il NET 6000 è tra le più grandi piattaforme tecnologiche d’Europa capace di gestire oltre 6mila valigie l’ora. Al suo posto tornerà in funzione il vecchio impianto che tanti dolori aveva causato a passeggeri, compagnie aeree e gestori aeroportuali vista la sua limitata capacità a fronte di un traffico aereo sensibilmente aumentato.
Insomma a rimetterci, almeno per il momento, saranno di certo i passeggeri che approfittando delle vacanze natalizie, hanno scelto di partire o arrivare allo scalo capitolino dopo la mezzanotte del primo gennaio.
Le compagnie aeree sono sul piede di guerra. Alitalia, attraverso l’Ibar, l’associazione cui aderiscono le compagnie operanti in Italia, ha presentato un ricorso contro il provvedimento che fissa l’importo dovuto, 1,87 euro a bagaglio in transito, per l’utilizzo dell’impianto. Sulla vicenda è ovviamente intervenuta l’Enac (Ente nazionale per l’aviazione civile) che tra gli altri compiti ha anche quello di controllare la qualità dei servizi degli aeroporti e la tutela dei diritti dei passeggeri. L’ente aveva da tempo consigliato ai vettori, che di fronte alla nuova tariffa avevano presentato ricorso, di pagarla in attesa di sapere l’esito del ricorso. Il consiglio era rivolto soprattutto all’Alitalia. La compagnia aerea italiana, infatti, è il principale cliente di NET 6000. Da sola copre il 90 per cento dei crediti vantati da AdR per questo servizio e che ammontano a circa tre milioni di euro.
All’annuncio di AdR di bloccare l’utilizzo del nuovo impianto non s’è fatta attendere la levata di scudi della compagnie aeree, che definiscono «irresponsabile» la decisione della società che gestisce lo scalo romano. «Non si possono costringere i passeggeri- prosegue l’Ibar - a subire pesanti disagi a causa di disaccordi amministrativi con le compagnie aeree. Se il gestore aeroportuale non assumerà un atteggiamento rispettoso degli utenti chiederemo alle istituzioni preposte di prendere ogni opportuno provvedimento, senza escludere la sospensione o revoca della concessione pluriennale della gestione dell’aeroporto».
Le compagnie non hanno mai pagato quello che ritengono un «ingiusto balzello» perché secondo loro «l’Enac non ha verificato se la nuova tariffa fosse giustificata nel complesso dei corrispettivi aeroportuali già percepiti dal gestore». I vettori tramite il comunicato dell’Ibar ricordano che il pagamento dei servizi infrastrutturali dell’aeroporto - gestito in regime di monopolio - deve essere concordato. «A maggio scorso - afferma ancora l’Ibar - Enac ha approvato l’importo 1,87 euro dopo aver consultato AdR, ma non i vettori, e in base a calcoli elaborati da AdR e mai rivelati alle compagnie aeree».
Già oggi, però, potrebbe essere risolta la controversia. Le parti, infatti, si incontreranno attorno a un tavolo. L’annuncio è arrivato con un comunicato dell’AdR dove si rende noto che è stato convocato il competente «Comitato bagagli dell’aeroporto internazionale Leonardo da Vinci composto da Alitalia, Aviapartner, Globeground, Consulta, Ata-Airport, As-Airport, Flightcare, Aoc, Comitato Utenti.
Lettere di intenti a parte, l’augurio del presidente dell’Enac, Vito Riggio, è che si componga al più presto questa lite degna «di un primitivismo che non fa onore al nostro Paese».
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