Contro i graffiti cannoni ad acqua e mega-pennelli

Contro i graffiti cannoni ad acqua e mega-pennelli

Pulire le scritte dai muri dei palazzi non è un lavoro facile, per niente. Per la fatica fisica che richiede, per la precisione, la meticolosità, gli orari che sono quasi sempre proibitivi. Ma soprattutto per la pazienza. Perché oltre alla polvere di bicarbonato e l’odore di vernice che si respirano, capita di incappare pure nelle ire di alcuni cittadini. Che tutto vorrebbero tranne che qualcuno mettesse mano alla loro facciata convinti che quegli interventi siano più dannosi che altro. «Ci urlano di tutto dalle finestre e qualcuno ci ha pure lanciato un petardo». La lotta ai graffiti del Comune di Genova e di Amiu comincia alle nove di sera in via San Bernardo, una delle zone calde della «movida» genovese e tristemente famosa per spaccio e degrado. E prosegue fino alle quattro del mattino con gli addetti alla pulizia e i restauratori che analizzano minuziosamente ogni traccia di vernice su colonne e palazzi e poi le fanno sparire. A dire il vero è da ottobre 2010 il piano «Palazzi Puliti» va avanti: da allora sono stati ripuliti 6.087 metri quadri di superficie in varie zone della città tra centro storico e centro commerciale e via San Bernardo è solo una delle tante tappe dell’operazione costata 190mila euro fino al 2011. «La ditta che ha vinto la gara si è impegnata a fare un’opera di mantenimento e a cancellare le nuove scritte nell’arco di 48 ore», spiega Enrico Lastrico, dirigente dell’area servizi integrati dell’Amiu. Perché il Comune in realtà può agire soltanto su palazzi di sua proprietà o per eliminare scritte ingiuriose e che creano allarme sociale. Ma su quelli privati, la decisione spetta ai condomini. «In via San Bernardo il 98% degli edifici è privato - continua Lastrico -. L’amministrazione ha deciso di fare lo stesso questo intervento proprio per invogliare i cittadini. Ma alle riunioni con gli amministratori di condominio non è venuto quasi nessuno». Come a dire: manca la sensibilità, l’attenzione e soprattutto la voglia di pulire le facciate pur sapendo di poter usufruire di un prezzo agevolato. Per fortuna il Civ di San Bernardo sta cercando di far dipingere le saracinesche dei negozi dai ragazzi dei licei artistici.
Ma per tutto il resto ci vogliono solventi, impacchi o una soluzione di bicarbonato sparata da una microsabbiatrice nel caso l’intonaco sia resistente. Un lavoro di cesello: prima bisogna fare il rilievo del colore della facciata, poi riprodurre quella stessa tonalità, tornare e coprire le scritte con un pennello o una spugna nei punti più delicati, e poi il gel antigraffiti per proteggere l’intonaco. Questa via è tutta così: ci sono i palazzi dei Rolli, quelli vincolati dalla Soprintendenza, edifici medievali e storici. Una perla accanto l’altra, deturpate dalle scritte. Prima che arrivasse l’Amiu, la casa di Mameli ne era piena. Ora invece l’hanno ridipinta, resta ancora il portone da fare. E lo stesso vale per il palazzo accanto, fino a qualche giorno fa tappezzato di manifesti e quant’altro e adesso miracolosamente intatto. Il tour continua: in via Chiabrera qualcuno aveva lasciato il proprio segno scrivendo «Digos carogne», mentre in Archivolto Mongiardino i nostalgici hanno ricordato il G8: «I tribunali vi assolvono, noi no. Mortola e De Gennaro, boia». Pensare che qui avevano appena cancellato tutto la notte scorsa.
La battaglia più dura è proprio quella contro la maleducazione della gente e l’indifferenza. Lo dice chi lavora quotidianamente sul campo, e lo ripetono anche gli assessori comunali. «Io sarei per fargli ripitturare i muri», propone Pasquale Ottonello annunciando l’attivazione di un numero dedicato del Comune per le segnalazioni dei cittadini.

«Sicurezza vuol dire anche riqualificazione del territorio, strade pulite e l’intervento su via San Bernardo è un segnale importante» aggiunge Francesco Scidone annunciando che presto arriveranno altre 35 telecamere in centro storico. «Per la sicurezza urbana, per la criminalità e per i graffiti, certo. Sono un buon deterrente». Speriamo.

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