Controlliamo le nostre arterie

Ogni anno in Italia 6mila persone muoiono per la rottura di un aneurisma dell'aorta addominale, una dilatazione localizzata permanente dell'arteria che colpisce oltre 700mila persone in Europa (84 mila in Italia). L'incidenza è stimata tra il 4% e l'8% negli uomini e tra lo 0,5% e l'1% nelle donne con più di 60 anni. L'appartenenza al sesso maschile costituisce, uno dei fattori di rischio, oltre al fumo, all'invecchiamento, a malattie come l'aterosclerosi, la broncopneumopatia cronica ostruttiva, alcune malattie infettive.
Questi dati, unitamente al continuo allungamento della vita media, prefigurano per il prossimo futuro una vera e propria emergenza vascolare. La patologia, silente nell'85% dei casi, si manifesta con una complicanza: la rottura o l'embolizzazione periferica. Quando si interviene in emergenza un paziente su due muore. Ma il rischio si riduce al 3% quando il chirurgo vascolare può programmare l'intervento.
«La prevenzione - dichiara il professor Maurizio Puttini, past president della Società italiana di chirurgia endovascolare (Sicve) - è un aspetto fondamentale della medicina moderna che va promosso e incentivato in un sistema sanitario che si prenda cura non solo della malattia in sé ma della persona, anche quando è in apparente buona salute». Con il programma «Un minuto che vale una vita» Flavio Peinetti, attuale presidente Sicve e coordinatore per la campagna di screening, ha coinvolto nel passato 24 centri in 16 Regioni italiane dove sono stati coinvolti più di 10mila persone con più di 65 anni. Obbiettivo sottoporre ad un esame ecografico (un'indagine rapida e non invasiva) una ampia parte della popolazione che viene poi inserita in un percorso di monitoraggio. Ai pazienti che non presentavano alcuna dilatazione dell'aorta venivano consigliati controlli a lungo termine. Quelli che mostravano un diametro superiore ai 3 cm erano avviati ad un percorso di follow-up molto stretto. I casi con una dilatazione intorno ai 5 cm erano di interesse chirurgico. Ancora oggi si prosegue l'osservazione dei pazienti che si sono sottoposti allo screening. In molti centri è stato avviato anche un piano di indagine sulle malattie vascolari periferiche, cercando di rilevare le condizioni di rischio a livello carotideo (prevenzione dell'ictus) e periferico (prevenzione delle amputazioni).
L'aorta, il principale vaso sanguigno del corpo, decorre dal cuore attraverso il torace fino a raggiungere l'addome, dove si divide per fornire sangue agli arti inferiori ed agli organi viscerali. Con il tempo l'aorta può indebolirsi sotto l'azione della pressione sanguigna causandone la rottura, provocando dolore intenso e un massiccio sanguinamento interno (emorragia). La dilatazione può essere il risultato dell'indebolimento della parete del vaso stesso. La causa principale dell'indebolimento della parete aortica è l'aterosclerosi Tra i fattori di rischio: l'ipertensione arteriosa, l'ipercolesterolemia, il diabete, il fumo, il sesso maschile, i fattori genetici. La diagnosi è quasi sempre occasionale e viene effettuata con un semplice esame ecocolordoppler. Sono importanti altri esami, quali l'angiorisonanza e l'angio tomografia (Tac). Oggi si interviene con un approccio chirurgico tradizionale o , nel 50% dei casi, con una metodica mininvasiva per introdurre una protesi attraverso l'arteria femorale senza l'apertura dell'addome e con anestesia locale.

Il chirurgo vascolare moderno ha il compito di scegliere la metodica ottimale per il paziente. L'intervento endovascolare si è perfezionato dall'inizio degli anni Novanta e presenta indubbi vantaggi: la degenza ospedaliera è di solo 48 ore.

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