Macron guida il fronte dei falchi. Contro Trump e la Russia di Putin

Il presidente francese mostra i muscoli sulla Difesa e minaccia ritorsioni sui dazi

Macron guida il fronte dei falchi. Contro Trump e la Russia di Putin
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Il muro contro muro del presidente francese con gli Usa sui dazi, che aveva preso in controtempo la maggior parte degli ambasciatori dei Paesi membri dell'Ue impegnati nel Coreper a Bruxelles nella sempre più complessa trattativa sulle tariffe trumpiane, prosegue. E fa restare alte le frizioni tra i 27 (Francia a parte) che subito dopo l'annuncio del presidente americano si erano impegnati a regolare la partita in modo compatto, sul solco di una trattativa affidata a Ursula Von der Leyen. Dopo aver espresso la "forte disapprovazione" della Francia su X, invitando l'Ue a "difendere con risolutezza gli interessi europei" a seguito delle minacce trumpiane di tariffe doganali del 30% sui prodotti Ue dal 1° agosto, Macron ha invitato nuovamente la Commissione europea ad "accelerare la preparazione di contromisure credibili, mobilitando tutti gli strumenti a sua disposizione, compreso il meccanismo anticoercizione (che autorizza misure commerciali unilaterali, limitazioni agli investimenti e persino restrizioni agli appalti pubblici per aziende di Paesi terzi ritenuti ostili), se non si raggiungerà un accordo entro il 1° agosto". E ieri, parlando alle Forze armate francesi, è tornato ancora una volta a stigmatizzare "la guerra commerciale tra alleati", confermandosi il falco Ue in un contesto dove prevale invece la volontà di trattare.

Uscite, quelle macroniane, che avevano già fatto alzare il sopracciglio alla cancelleria tedesca e a Palazzo Chigi, che suggeriscono calma e gesso nelle dichiarazioni pubbliche. Poi, ieri, Emmanuel Macron ha colto al balzo l'occasione per confermare l'atteggiamento di una Francia in crisi economica eppure sempre più orientata a mostrare i muscoli sui dossier internazionali, con la rinnovata denuncia della "minaccia russa", annunciato soprattutto un massiccio riramo francese. Che non deve passare dall'indebitamento ma finanziato da più produzione e coinvolgimento di privati. Macron, come sui dazi, ha scelto insomma di drammatizzare il momentum, anche su questo dossier puntando il dito contro gli Stati Uniti. "L'alleato americano mostra una volontà di disimpegno, dobbiamo prendere il continente in mano ed essere un pilastro della Nato", ha scandito l'inquilino dell'Eliseo. "Per essere liberi, bisogna essere temuti, e per essere temuti, bisogna essere più forti". Poi l'appello a parlamentari a votare il bilancio 2026 senza ritardi, citando la sfiducia sopraggiunta lo scorso dicembre, provando a evitarne un'altra.

Francesi in cerca di risposte su pensioni e tasse. E aziende in pressing per ricette choc al limite del protezionismo. "I predatori non ci vedranno immobili", è la nuova colla per tenere unito il Paese e prepararlo anche ad azioni unilaterali della Francia per proteggere alcuni suoi prodotti; dossier oggi trattato come comunitario. "Raddoppiare il bilancio della Difesa nel 2027 è la priorità", insiste. Saranno aggiunti 3 miliardi e mezzo nel 2026 e altri 3 l'anno successivo per la "minaccia russa" e del "terrorismo islamico", dice Macron. Ma l'occhio è pure sugli Usa, in una Francia il cui tasso di povertà ha raggiunto livelli record, mai visto da 30 anni secondo l'Insee. Con la sinistra in pressing per introdurre una "tassa Zucman" (ispirata all'economista francese) sui 1.

800 contribuenti "ultra ricchi" con un patrimonio superiore a 100 milioni di euro, prelevando il 2% per un gettito annuo di 20 miliardi di euro. E ora, alle prese con potenziali perdite di export che potrebbe dover giustificare anche davanti alle industrie, alza il tiro mentre altri lo invitano a sedersi al tavolo".

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