
I maranza diventano jihadisti e vogliono trasformare Milano in una banlieue. La Sezione antiterrorismo internazionale della Digos meneghina, in stretta sinergia con Aisi e Aise, ha arrestato su mandato del gip un sedicenne cittadino iraniano per addestramento, propaganda e apologia di terrorismo, in un'indagine coordinata dalla Procura presso il tribunale dei Minorenni di Milano. Grazie a un'elevata capacità di monitoraggio degli ambienti radicali online la Polizia è intervenuta e ha evitato il peggio.
Il ragazzo, residente in un piccolo Comune, era in contatto con un referente dello Stato islamico e aveva giurato fedeltà a Daesh, voleva far saltare i grattacieli come l'11 settembre 2001, invitava al martirio contro i miscredenti o kuffar da diversi profili social (sostituiti di frequente per aggirare l'oscuramento) e pubblicava video e testi con link a siti di propaganda jihadista, dopo aver abbandonato il credo sciita.
A spadroneggiare in Rete sono i canali social islamisti, le chat (anche legate ad alcuni videogame) a base di odio e veleni per il popolo ebraico, progandanda filo-Hamas e ProPal che attecchisce nei giovanissimi musulmani immigrati di seconda o terza generazione. Ragazzi che odiano l'Occidente, Israele e l'Italia, che sognano un capitalismo che si autodistrugge, che si sentono inadeguati e disperati e che trovano nell'Islam la risposta al loro senso di riscatto, in una commistione di contenuti jihadisti, nazisti e suprematisti che si nutre di una scarsa preparazione religiosa (nata per lo più durante il Covid su Youtube, senza frequentare moschee o luoghi di preghiera) associata alla fascinazione per la violenza.
Qualcuno era persino in grado di realizzare pistole con le stampanti 3D, indottrinati con l'esaltazione di azioni terroristiche definite "jihad bianca".
Il progressivo abbassamento dell'età da tempo allarma l'Antiterrorismo che lavora per individuare precocemente i segnali di radicalizzazione, sempre più rapida, profonda e devastante: disagio, emarginazione, abusi, isolamento, ricerca identitaria, esposizione incontrollata a contenuti estremisti, assenza di anticorpi culturali ed educativi. Spesso i nuovi jihadisti sono figli di famiglie "normali" (come il giovanissimo iraniano), trasformati in lupi solitari o cellule dormienti strutturate, con basi logistiche modello stay behind, a volte il pericolo arriva dai flussi migratori in crescita (soprattutto dalla Libia ma anche dalla rotta balcanica). I loro obiettivi non necessariamente i 29mila siti sensibili monitorati dall'intelligence, ma anche concerti o musei, movida o strade trafficate, sognano di farsi saltare in aria o atti imprevedibili.
Sono state più di un centinaio le perquisizioni nell'ultimo anno, anche in Toscana, in Puglia e in Emilia-Romagna, dove cinque under 30 volevano combattere per Daesh, guidati da una ventenne di origine pachistana. C'è il ragazzo di origine marocchina a Perugia pronto a farsi esplodere, lo studente egiziano a Milano che faceva l'apologia della Shoah, il perito elettrotecnico di Merano con la passione per le bombe che da minore a Bolzano era stato seguito per tentare (invano) di "rieducarlo", l'altro under 18 fermato a Bolzano, i due bengalesi di 21 e 18 anni di Palermo che in Rete inneggiavano alla jihad.
"Il fondamentalismo islamico si alimenta dell'inerzia delle istituzioni e dal permissivismo che tollera l'intollerabile nella città più pro-Hamas e antisemita d'Italia", sottolinea il deputato Fdi Riccardo De Corato, che
denuncia "le 12 moschee abusive, centrali di radicalizzazione che prosperano indisturbate mentre il Pd teorizza una società senza agenti e nel carcere minorile Beccaria la Procura dei Minori autorizza un imam a predicare".