Domani è un altro giorno e si vedrà. Al Milan di questi tempi può servire la frase-simbolo di "Via col vento" per mettersi alle spalle la bufera seguita alla disfatta di Torino. Le parole di Silvio Berlusconi, lunedì sera, alla cena di Natale, sono state un unguento sulle ferite aperte di addetti e tifosi. Seguite dall'analisi di Ancelotti che è il meno catastrofico nel rappresentare lo scenario del Milan attuale, assalito da acciacchi, assenze e con una striscia di risultati inquietante (nelle ultime 6 partite 13 gol incassati e 3 sconfitte rimediate).
«La squadra non è in crisi, ci manca la compattezza e la difesa resta scoperta, le responsabilità non sono del singolo reparto ma di tutta la squadra che garantisce poca copertura» il punto di partenza del tecnico messo sotto accusa per quel di sua competenza, ostinato nel negare il divario fisico emerso con la Juve, «io non l'ho notato» ripete convinto. «Non dobbiamo rifare la squadra ma sostituire una pedina importante come Gattuso: Flamini è arrivato in estate per questo» manda a dire Ancelotti sapendo che Galliani e Braida sono già all'opera per puntellare l'impalcatura del centrocampo a gennaio. «Se capita l'occasione», ripetono i diretti interessati. E qui l'occasione sta per Palombo, centrocampista della Samp arruolato da Lippi prima dell'accidente muscolare, oppure per uno dell'Udinese, piace Inler, i friulani offrono volentieri Obodo.
Domani è un altro giorno anche per Kakà, il nervo scoperto del Milan con le stampelle. In appena 24 ore il quadro clinico sembra capovolto e si passa dal cupo pessimismo di lunedì mattina, allo squarcio di ottimismo di ieri. Ancelotti e Galliani raccontano lo stesso dettaglio ai cronisti: «Non si tratta di pubalgia». Per i medici infatti il tormento del brasiliano si chiama tendinopatia inguinale, un tempo «volgarmente definita pubalgia» come ricorda il dirigente rossonero. E persino Kakà comincia a credere, nonostante la pioggia e l'impossibilità di allenarsi a pieno regime, di poter rientrare domenica sera contro l'Udinese per chiudere almeno l'anno 2008 con un sorriso.
D'accordo, i due, Ancelotti e Galliani, si ritrovano anche sul conto di Leonardo, scivolato sul terreno minato della successione alla panchina rossonera con una frase almeno incauta. «Lunga è la lista dei pretendenti, non è il solo, si metta in fila» la stoccata di Carletto che ne ha visti passare, in questi anni, di pretendenti senza mai perdere la serenità. «Leonardo fa parte di quel gruppo di 15-20 persone che nel 2050, quando Ancelotti andrà via, saranno papabili per la successione», la chiosa dolce-amara del vice-Berlusconi che oggi riceverà dal presidente del Milan e del Consiglio, a Roma, presso il salone d'onore del Coni, il collare destinato al club rossonero.
Domani è un altro giorno anche per Marco Borriello, autore di una intervista con cui liquida ufficialmente la storia d'amore con Belen Rodriguez, considerata «incompatibile» con la sua idea di famiglia e le sue esigenze di calciatore del Milan, «da gennaio sarò pronto a dare il massimo per la mia squadra che non ha mai tirato fuori questa storia neanche per una battuta nello spogliatoio».
Così si capisce al volo che l'impegno di questa sera a San Siro in Uefa (prezzo popolarissimo dei biglietti, 2 euro la promozione) col Wolfsburg, già qualificato («vogliamo arrivare primi» giura Ancelotti), diventa una complicazione più che l'occasione per voltare pagina. I motivi sono quelli di sempre: i ridotti approvvigionamenti della rosa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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