La coop Begonia sotto accusa per aver sospeso la dipendente

Una centralinista del Sant’Andrea allontanata dal servizio dopo aver parlato in Tv L’opposizione chiede l’intervento del «governatore»

Antonella Aldrighetti

È bastato fare il nome della cooperativa sociale della quale era socia, confidare che guadagnava 5 euro l’ora come operatrice al centralino dell’ospedale Sant’Andrea, feriali e festivi indistintamente, rivelare che aveva versato un anticipo di liquidazione per contribuire al pagamento degli stipendi, per essere messa alla porta. Si fa presto a passare, nell’arco di 10 giorni, da precari a disoccupati. Ed ecco che inevitabilmente torna alla ribalta la puntata televisiva di Report, in onda il 12 novembre, dove il tema cardine della trasmissione di Raitre riguardava l’esternalizzazione dei servizi sanitari alle cooperative sociali fino all’illecito dell’intermediazione di manodopera. Già perché la socia-lavoratrice della cooperativa La Begonia, Eleonora Bussa, quelle confessioni le ha fatte a Report. E da queste la coop s’è sentita diffamata e screditata nell’immagine al punto di inviarle una succinta lettera di sospensione «sine die» dal servizio, con tanto di richiesta di scuse formali. È così che inizia per la socia-lavoratrice il calvario del procedimento disciplinare fino al giudizio finale: licenziamento o prosecuzione del rapporto di lavoro. Proprio per rafforzare questa seconda ipotesi stamani al Sant’Andrea i colleghi di Eleonora si ritroveranno in assemblea.
Intanto dall’opposizione regionale viene presentata un’interrogazione formale al governatore Marrazzo per chiederne l’intervento a tutela. Lo fanno i consiglieri di An, Francesco Aracri e Francesco Lollobrigida, che parlano di «una persecuzione che minaccia la libertà di espressione, poiché - puntualizzano - la donna, intervistata da Report ha semplicemente esposto la sua esperienza di lavoratrice precaria e sottopagata. Basta leggere il resoconto giornalistico, per constatare l’assoluta mancanza di elementi diffamatori nei confronti dell’azienda. È sconfortante constatare come cooperative nate a scopi benefici si siano trasformate in vere e proprie macchine di sfruttamento del lavoro senza nessuna garanzia nei confronti di coloro che vi operano». Interviene pure Fabio Rampelli (An) che in un’interrogazione parlamentare chiede l’intervento immediato degli ispettori dall’Ufficio provinciale del lavoro affinché «si possano verificare le condizioni lavorative dei precari di tutte le cooperative che gestiscono i servizi presso gli ospedali e gli enti pubblici di Roma e del Lazio». È scontato oramai ammettere che, per la lavoratrice, sarebbe stato un miraggio passare indenne sotto le forche caudine della coop, ma è così. Resta da capire solo come risolvere, a cose fatte la questione. La Fials Confsal propone l’interessamento dell’assessore al Lavoro Alessandra Tibaldi, affinché tuteli la dipendente della cooperativa sociale, in modo da assicurarle la riassunzione. Ci vuole poco a capire perché. «Ci chiediamo se l’assessore voglia - chiosa il segretario regionale Gianni Romano - invece di contribuire al reintegro di Eleonora, continuare a sventolare la bontà dell’accordo siglato il 6 novembre scorso con alcuni sindacati del terzo settore e portare avanti il bluff dell’assunzione diretta previo concorso».

Ma pure tra i firmatari di quell’accordo c’è sconcerto: la Cgil usando il tono ipotetico «qualora la notizia fosse fondata, saremmo di fronte a un fatto grave» rilancia la richiesta all’assessore alla Sanità Augusto Battaglia di procedere all’istituzione dell’Osservatorio sui servizi esternalizzati della sanità. Non si è fatta attendere la risposta di Battaglia che ha chiesto alla Begonia, affiliata della più conosciuta cooperativa Capodarco, di revocare la sospensione della Bussa.

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