Le coppie di fatto ora spaccano i democratici La Concia: "Chi è contrario esca dal partito"

Da cavallo di battaglia della sinistra, Pacs e DiCo continuano a spaccare il Partito democratico. Il Comune di Grosseto boccia, grazie al no di quattro esponenti del Pd, l'istituzione di un registro per le coppie di fatto. E la Concia si indigna: "Così si lavora contro il partito"

Le coppie di fatto ora spaccano i democratici 
La Concia: "Chi è contrario esca dal partito"

Roma - Da cavallo di battaglia della sinistra, Pacs e DiCo continuano a spaccare il Partito democratico. La corrente cattolica nel partito non ha mai accettato il riconoscimento delle coppie di fatto. Solo una decina di giorni fa Massimo D'Alema aveva suscitato un vespaio di polemiche anche all'interno del partito per aver dato priorità alla crisi economica rispetto ai matrimoni omosessuali. Ora la deputata Anna Paola Concia inasprisce la sua crociata per i diritti degli omosessuali e chiede ai democratici contrari alle unioni civili di lasciare il partito.

Tutto è iniziato dopo quanto accaduto a Grosseto, dove il consiglio comunale ha votato contro la proposta di istituire un registo per le coppie di fatto. A indignare la Concia, omosessuale dichiarata, è stata la bocciatura da parte di tre consiglieri su cinque del Pd, oltre al sindaco Emilio Bonifazi, ex esponente della Margherita e eletto nelle liste dei democratici.

Secondo la deputata, in questo caso i quattro sono andati contro l'orientamento del partito a livello nazionale. Nel Pd, infatti, come ricorda la stessa Concia, "c'è una Commissione diritti presieduta da Rosy Bindi che, su mandato della segreteria nazionale, sta elaborando una proposta programmatica sul tema delle unioni tra persone delle stesso sesso".

Già la scelta del Comune di Grosseto è per la Concia "una posizione anacronistica e sbagliata, non degna certo di una terra, la Toscana, che si è sempre contraddistinta per il suo alto grado di apertura, civiltà e modernità". Casi come questi, però, la decisione degli esponenti Pd è "in netto contrasto con il nostro lavoro e rischia addirittura di delegittimarlo davanti agli occhi dell’opinione pubblica e dei nostri elettori, che guardano sconcertati verso questo tipo di comportamenti".

Ecco perché la deputata chiederà al partito di prendere provvedimenti "contro quella che appare una scelta autolesionista: in un partito progressista, che si candida a

governare il paese e vuole ricostruire un solido tessuto sociale di estensione dei diritti, è inaccettabile che a livello locale ci sia una tale anarchia su questi temi; chi non ci sta forse dovrebbe cambiare partito".

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