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Coppie di fatto, Unione divisa in nome di Ruini

Il primo cittadino della Capitale, chiamato in causa direttamente dai gay, si nasconde: «È una questione da affrontare in sede nazionale»

Massimo Malpica

da Roma

L’Unione si divide sulle unioni civili e Veltroni se ne lava le mani. Il registro dei Pacs varato nel X municipio della capitale, circoscrizione guidata dall’esponente di Rifondazione Sandro Medici, diventa l’epicentro della discordia tra le anime laiche e papaline, evidentemente incompatibili, costrette a convivere loro malgrado nella coalizione di centrosinistra. Sulle polemiche feroci seguite a quella decisione (e sollevate anche dalla memoria di giunta sull’argomento approvata giorni fa dalla Regione Lazio di Piero Marrazzo) viene gettata nuova benzina da Massimiliano Smeriglio, presidente di un altro municipio romano, il IX, che ha annunciato di voler «clonare» al più presto, nel suo parlamentino, la delibera approvata da Medici.
Prove tecniche di Pacs. Bollate dal Vicario di Roma Camillo Ruini come frutto «improvvido» di una «scelta ideologica socialmente distruttiva oltre che inammissibile sul piano giuridico e ancor più su quello morale». E mentre il quotidiano del Prc Liberazione spara ad alzo zero su Ruini per «l’ennesima interferenza ai danni della democrazia e del rispetto della laicità dello Stato», il vicesindaco di Roma Maria Pia Garavaglia si scaglia con durezza proprio contro il partito di Bertinotti. L’ex ministro della Sanità ha stigmatizzato «argomenti e toni» degli «alfieri delle unioni civili», accusando nemmeno troppo velatamente Medici e Smeriglio di costruire «trincee ideologiche» con «solitarie fughe in avanti» per poter «attaccare le autorità ecclesiastiche». «Gli esponenti di Rifondazione - la conclusione della Garavaglia - riflettano bene sulle responsabilità che si assumono con queste prese di posizione, per di più espresse con parole inaccettabili».
Ma se tra il vicesindaco e Prc sono volate scintille, sul tema delle unioni civili sono emersi problemi di comunicazione anche su altri fronti. Così il primo cittadino, Walter Veltroni, tirato per la giacchetta dal circolo di cultura omosessuale Mario Mieli che gli ha chiesto un «passo» a difesa «della laicità delle istituzioni e contro gli attacchi delle gerarchie ecclesiastiche in tema di unioni civili», si è ben guardato dal muovere i piedi. Anzi, il primo cittadino si è esibito in una pilatesca dichiarazione, definendo quella dei Pacs «una di quelle questioni che va affrontata in sede di legislatura nazionale», e più precisamente un tema da risolvere «nella prossima legislatura». Ha decisamente più fretta del sindaco Fabrizio Marrazzo, presidente di Arcigay Roma, che invita tutti i municipi della capitale a dotarsi dei registri per le unioni civili entro il prossimo 14 gennaio, quando la capitale ospiterà la manifestazione nazionale «tutti in Pacs, festa delle libertà civili». A favore di un’accelerazione nelle unioni di fatto si schiera anche l’assessore comunale alle Periferie, Paolo Carrazza, che parla di un «segnale chiaro per una politica che rivendica il diritto alla laicità e che vuole essere il più possibile inclusiva». Prova una mediazione il consigliere comunale capitolino Enzo Foschi dei Ds, che pur schierandosi con i Pacs invita ad abbassare i toni, ricordando che le leggi «non si evocano, si fanno», e sottolineando come la Curia romana ha il pieno diritto di esprimere la sua opinione.
Se l’Unione è spaccata sui Pacs, le delibere di Medici e Smeriglio vengono prese di mira anche dalla Cdl. Gianni Alemanno, ministro delle Politiche agricole e sfidante designato di Veltroni per An, sostiene l’incostituzionalità dell’iniziativa del X municipio e chiede alla sinistra di avviare «una riflessione al proprio interno» perché «si stanno violando i principi religiosi e il diritto naturale». L’altro candidato sindaco della Cdl, l’azzurro Alfredo Antoniozzi, punta invece il dito proprio contro la disomogeneità della sinistra: «Le parole del vicesindaco Garavaglia sulla fuga in avanti di Rifondazione - spiega l’europarlamentare di Forza Italia - sono una prova di quanto il centrosinistra non sia composto della stessa farina».
Alla fine la palla torna a chi l’aveva messa in gioco, Sandro Medici.

L’esponente di Rifondazione chiede «alle gerarchie vaticane di aprirsi al nuovo con politiche di accoglienza e fraternità piuttosto che scagliare anatemi» e chiama in causa il leader del centrosinistra Romano Prodi «che ha ricordato come la famiglia è importante, ma non è l’unica scelta di convivenza affettiva». Un po’ come nell’Unione dove, proprio su questo tema, tra moderati e sinistra radicale forse non si arriva al divorzio, ma si sperimentano nuovi modelli di separazione.

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