Valeria Pedemonte
«Guardare al futuro senza dimenticare il passato»: così si potrebbero sintetizzare le pubblicazioni dei libri editi dalla Scala della serie «Omaggio a
.» sui personaggi più rappresentativi che hanno calcato il palcoscenico del teatro milanese. Alcune pubblicazioni sono andate esaurite velocemente e poi ristampate, altre sono appena uscite.
Una delle ultime è stata dedicata a Franco Corelli, il tenore scomparso lanno scorso. Come nei precedenti «Omaggi», nel libro vengono ricordate tutte le interpretazioni del tenore marchigiano realizzate alla Scala nei suoi anni doro e analizzate con profonda professionalità da Giancarlo Landini.
Renata Tebaldi è stata ricordata da Paolo Isotta il quale ne fa un ampio ritratto intitolandolo «Il canto e lincanto». Stralciare una frase del musicologo sulla Tebaldi non è facile, tanto è forbita la sua presentazione, tentiamo con «La perfezione (sottintesa quella della Tebaldi) è come una parete di cristallo impossibile da scalare. Chiunque abbia tentato di prendere la penna in mano sa che spiegare una cosa semplice è la cosa al mondo più difficile». E conclude «Renata Tebaldi creatura troppo angelica per questo mondo». Particolarmente simpatica, inoltre, è lintervista botta e risposta che Isotta fa a Renata Tebaldi: una conversazione bella, intelligente, efficace ed eloquente.
Unaltra primadonna eccellente è Giulietta Simionato di cui si è incaricato di illustrarne le eccezionali qualità Giorgio Gualerzi intitolando il libro «Dal lungo palpitar ai sereni giorni felici». Anche qui cè un ampio corollario fotografico con le immagini, ormai storiche, del mitico fotografo Erio Piccagliani. Colpisce subito la prima frase dellautore che definisce unica la Simionato per tre ragioni: «La prima perché è lunica cantante che, entrata alla Scala dalla porta di servizio, è riuscita a fare il salto di qualità rientrando dalla porta principale come primadonna. La seconda per lampiezza di repertorio. In terzo luogo perché è una delle rarissime cantanti celebri che ha saputo lasciare le scene allapice della carriera». Non poteva mancare il tenore Placido Domingo, definito qui «Il Re dellOpera». La pubblicazione non è firmata da un singolo critico musicale, ma vengono analizzate come in un diario le 16 opere che lartista ha cantato alla Scala. Il libro vanta la testimonianza di Riccardo Muti e, come negli altri «Omaggi», annovera belle fotografie.
Unico artista non cantante della serie edita dalla Scala è il danzatore Rudolf Nureyev, a cura di Vittoria Ottolenghi e con lintroduzione di Mario Pasi che titola «Lui e noi». Pasi inizia larticolo così: «Volava sulla scena con la leggerezza di un Ariel, dispettoso come Puck, selvaggio come Calibano e barbaro come Otello; i suoi passi sfioravano il palcoscenico, il mantello pareva il respiro delluniverso..» e così via. Profondo conoscitore del mondo del balletto, Mario Pasi riesce a rendere questo danzatore vivo e reale sottolineandone la grandezza artistica. La pubblicazione, oltre a significative foto, contiene fra laltro interessanti ed esaurienti interviste di Carla Fracci e di Amedeo Amodio.
Lultima pubblicazione, non ancora presentata, è dedicata a Carlo Bergonzi ed è curata da Angelo Foletto. Il musicologo ne fa un ritratto perfetto e lo rende il prototipo del tenore o meglio della vita che un cantante, per ottenere il meglio, dovrebbe condurre. Foletto sembra descrivere un mondo teatrale che non esiste più ed è particolarmente interessante riscoprirlo nel nome di un tenore che ne è stato lemblema. Infine, il musicologo fa sapere che, quattro anni fa, il tenore, a Londra, ricevette un premio con la motivazione: «Carlo Bergonzi, principe dei tenori e miglior tenore verdiano del secolo».
I libro dedicato alla Callas che è stato il primo della serie è stato curato con devozione e capacità da Cristina Gastel e Matteo Chiarelli. Anche qui ci sono splendide foto di quel viso misterioso che ha segnato unepoca del melodramma: quello di Maria Callas.
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