Un coro contro i tagli alla cultura La Moratti: "Dialogo, non scontri"

Il presidente Napolitano: "«Primi nel mondo per realtà come questa". Il sindaco: "Servono più investimenti, anche se il momento è difficile"

Un coro contro i tagli alla cultura 
La Moratti: "Dialogo, non scontri"

«Sì agli investimenti, no alle proteste contro la cultura». Il messaggio del sindaco all’ingresso della Scala riassume le strategie opposte che vanno in scena dentro e fuori il teatro. In piazza, gli antagonisti del Cantiere approfittano della Prima per mischiarsi ai lavoratori dello spettacolo che contestano pacificamente contro i tagli ai fondi statali. É la cultura dei centri sociali e dei collettivi studenteschi che con la scusa della riforma da boicottare «senza se e senza ma» lanciano petardi e bombe carta. É l’unica cultura che conoscono e finisce con scontri e 14 agenti in ospedale. Un copione visto e rivisto, la solita regia dei compagni. Che avvertono il sindaco: «Il 12 dicembre stia alla larga da piazza Fontana». Anniversario della strage ad alta tensione.
Nel foyer e sul palco, l’altra protesta. Pacata ma efficace. La Moratti parla anche da presidente della Fondazione e chiede che «nonostante il momento di crisi, il governo riconsideri i tagli» al Fondo unico per lo spettacolo. Sul Palco Reale accanto al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano non esita ad applaudire Daniel Barenboim. Il direttore d’orchestra esce dalla buca con il microfono, e prima di dirigere la «Valchiria» di Richard Wagner che inaugura la stagione, alza un acuto anche «a nome dei colleghi che cantano, ballano e lavorano, non solo qui ma in tutti i teatri». Dichiara «profonda preoccupazione per il futuro della cultura in Italia e in Europa» e legge l’articolo 9 della Costituzione: «La Repubblica promuove la cultura e la ricerca scientifica e tecnica». Applausi. Una contestazione composta ma efficace. Quella che ai fumogeni preferisce la via del dialogo. Nella pausa del secondo tempo Napolitano ringrazia nel camerino Barenboim per aver citato l’articolo 9 e vede i sindacati dei lavoratori. Un incontro «molto cordiale - riferisce alla fine - credo che ci siamo intesi, si dovrà discutere molto in questo Paese su quali scelte dovranno essere fatte, tenendo conto di prove severe e difficoltà che avremo davanti nei prossimi anni» e che «esigono scelte su quali spazi dare alla cultura». Il teatro «è una delle realtà fondamentali della nostra grande, grande capacità di primato culturale nel mondo». Le maestranze lo applaudono. Per l’assessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory è «il nostro petrolio e non inquina». Il capogruppo della Lega Matteo Salvini affonda, «in una repubblica federale, a Milano non verrebbe tagliato un euro». E avverte il Cantiere: «Sarà un 2011 di sgomberi». Il vicepresidente della Fondazione Bruno Ermolli cita «tre marchi italiani primi nel mondo: Ferrari, Armani e Scala, due sono privati, la Scala è mista ed è responsabilità di tutti tenerla ad altissimo livello». Nel 2009 «abbiamo presentato conti in pareggio, ma al 7 dicembre non sappiamo ancora se i 5 milioni previsti dal governo». Per il presidente della Provincia Guido Podestà è «sbagliato non rendersi conto che c’è la crisi» e «i tagli servono anche per mettere al riparo le famiglie e il credito». Impegnato in Senato il ministro alla Cultura Sandro Bondi («si dimetta» chiede la Cgil).

Quello allo Sviluppo economico Paolo Romani sostiene che la protesta «in parte è legittima, ma dobbiamo tirare tutti la cinghia». Quello al Turismo Michela Vittoria Brambilla dice «no alla demagogia» e «siamo fiduciosi di poter ripristinare il Fus».

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