Coro di sì agli aiuti, stona soltanto l’Idv

RomaAll’appello manca solo l’Italia dei valori, perché, per il resto, tutti i partiti di opposizione hanno annunciato il loro sì al decreto che stanzia la quota italiana di aiuti alla Grecia. In ballo c’è la salvezza di un Paese, ma anche l’adesione alla strategia europea di contrasto alle speculazioni anti euro. E su una cosa del genere nemmeno il Partito democratico poteva permettersi di dire no. Già nei giorni scorsi - dopo avere dato la colpa della crisi al precedente governo greco di centrodestra - Pierluigi Bersani aveva assicurato il suo sostegno quando si tratterà di convertire il decreto approvato dal governo.
A sollevare qualche dubbio, ci ha pensato ieri Rosy Bindi. «Siamo disponibili - ha spiegato la presidente del Pd - purché sia il decreto che aiuta la Grecia non un’occasione per fare una manovra nascosta per i conti del nostro Paese. Anche perché il prestito alla Grecia non richiede una manovra. Se il governo poi dovrà farne una, smentirà se stesso perché Tremonti solo qualche settimana fa ha detto che non l’avrebbe fatta. Distinguiamo nettamente le due ipotesi». I provvedimenti sono in realtà distinti. È prevista la manovra nel triennio 2011-2013, più pesante rispetto alle previsioni a causa della minore crescita, e poi c’è il decreto per gli aiuti ad Atene, che è già stato approvato.
Quella della Bindi suona un po’ come una concessione alle tesi di Antonio Di Pietro. L’ex Pm nei giorni scorsi aveva fatto intendere che l’Italia dei valori avrebbe dato il suo sostegno perché - aveva spiegato - «la Grecia è solo il primo passo verso un disastro europeo. Per questo tutti i governi, compreso quello italiano, devono prendere i loro provvedimenti». Poi però aveva posto come condizione un chiarimento sulle coperture. «Vogliamo sapere però dal governo italiano dove prende i soldi, perché non vorrei che ancora una volta li prenda dai più deboli e la fanno franca i soliti speculatori». Persino il ministro dell’Economia Giulio Tremonti aveva letto nelle parole di Di Pietro un via libera. Ma ieri il capogruppo alla Camera Massimo Donadi ha chiarito che quello dell’Idv, più che un sì condizionato, è un no. «La situazione dei conti pubblici italiani è pessima e non è possibile sostenere altre economie con tagli alla nostra spesa sociale. Ci opporremo a soluzioni che danneggino il nostro sistema di protezione sociale e che impongano sacrifici sempre alle solite categorie», ha spiegato Donadi.
La maggioranza è scontata, ma la partita è tutta politica. L’ha capito Pier Ferdinando Casini che ha deciso di utilizzarla come un termometro di affidabilità. Sarebbe da «irresponsabili» non sostenere il decreto per gli aiuti alla Grecia, ha detto ieri il leader dell’Udc. «Dobbiamo convergere, e sono contento che anche Bersani abbia detto la stessa cosa, perché non convergere significa essere degli irresponsabili. Non ci salviamo l’anima stando sull’Aventino».

Ragionamento opposto rispetto a quello - tutto politico - che, con tutta probabilità, starà facendo Di Pietro in queste ore: meglio votare «no» per sottrarre consensi alla sinistra e al Pd. La partita che preme al leader dell’Idv è questa. La Grecia e l’euro c’entrano poco.

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