La Corporate America continua a licenziare

Nel Beige Book la Fed avverte: «L'attività economica continuerà a calare anche nel periodo natalizio». Analisti scettici sulla tenuta dei consumi malgrado il boom delle vendite Internet e nel «Black Friday». Rimbalza Wall Street, Europa positiva

La Corporate America continua a licenziare

La Corporate America continua a licenziare, ma in vista del Natale i consumatori non abbandonano le vecchie abitudini di spesa. Impazzano gli acquisti on line, dopo lo shopping frenetico grazie ai super-sconti del Black Friday, il giorno dopo la Festa del ringraziamento. Sembra ci sia qualcosa di stonato, considerati gli oltre 181mila tagli annunciati in novembre dalle imprese, secondo la società di ricerca Challenger Gray&Christmas. È un movimento per sottrazione, con un ritmo come non si vedeva dal gennaio 2002. Il risultato? Da inizio anno, le espulsioni dal mercato del lavoro sono state più di un milione, di cui 221mila nel settore finanziario e 121mila nel solo comparto automobilistico, proprio l'area che in caso di fallimento delle ex Big Three di Detroit rischia di far esplodere la disoccupazione negli Usa.

GM, Ford e Chrysler hanno chiesto aiuti per 38 miliardi di dollari. Forse li otterranno, anche se ora la strategia della Casa Bianca sembra quella di temporeggiare. Prende tempo l'attuale inquilino, George W. Bush («Nessuna decisione nei prossimi giorni), fa altrettanto il prossimo, Barak Obama («Valuteremo i piani, poi decideremo»). Nonostante alcuni autorevoli economisti, tra cui il premio Nobel Edward Prescott, non osteggino l'ipotesi di una triplice bancarotta, una formula di salvataggio verrà trovata. In caso contrario, il tasso di disoccupazione salirebbe ben oltre il 6,8% che, in base alle stime, sarà annunciato domani dal dipartimento del Lavoro insieme a un saldo tra assunzioni e licenziamenti negativo per 320mila unità.

Proprio Wall Street, che pure ha punito duramente i titoli dei tre colossi negli ultimi mesi, non sembra dar troppo credito all’opzione fallimento. Ieri la Borsa di New York ha sostanzialmente ignorato le cattive notizie sul fronte occupazionale e ha preferito invece concentrarsi sul balzo degli acquisti on line (+15% a 846 milioni il primo dicembre) messo in evidenza dalla società di ricerca ComScor. L'impennata rischia tuttavia di rivelarsi un fuoco di paglia, così come è successo dopo il Black Friday: l'euforia indotta dai listini superscontati aveva portato a un incremento delle vendite del 3%, pari a 10,6 miliardi, ma già sabato gli affari avevano fatto segnare un ribasso dello 0,8% su base annuale.

Del resto, nel Beige Book diffuso nella serata di ieri, la Federal Reserve, senza mai usare il termine «recessione», parla di un rallentamento dei consumi e di vendite in calo, le spie principali di un'economia che si è ulteriormente indebolita in novembre e che «dovrebbe continuare a calare anche nel periodo natalizio».

La cautela è quindi d'obbligo. Positivi per buona parte della seduta gli indici hanno subito fatto marcia indietro, per poi riprendere la corsa nel finale (più 2,1% il Dow Jones, più 2,9% il Nasdaq).

In precedenza, le Borse europee avevano realizzato rialzi inferiori all'1% (invariata Milano) grazie a una correzione intervenuta nella parte finale di una giornata condizionata in parte dall'attesa per il taglio dei tassi che sarà deciso oggi dalla Bce. Il venir meno delle pressioni inflazionistiche, sottolineato dal Beige Book, lascia naturalmente aperta la porta a una riduzione del costo del denaro anche negli Usa.

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