Il «Corriere» e i trappoloni contro Bondi

Francesco Damato

Povero Bondi. Al coordinatore nazionale di Forza Italia il Corriere della Sera ha teso in meno di due mesi due trappoloni politici, esponendolo a polemiche immeritate. Chissà perché al Corriere ce l'abbiano tanto con lui. E chissà perché lui - benedetto uomo - finisca così facilmente per cascarci.
A metà maggio gli fu scaricato addosso il caso del cosiddetto Ciampi bis. Accadde, in particolare, che all'indomani di un editoriale dell'Unità - ripeto, l'Unità, giornale di riferimento dei ds - in cui si facevano gli elogi del presidente della Repubblica e se ne proponeva la rielezione venne al Corriere la bella idea di chiedere a Sandro Bondi che cosa pensasse di un'eventuale conferma di Ciampi al Quirinale. Bondi rispose che se ne sarebbe potuto parlare, essendo il presidente meritevole di rispetto umano e di apprezzamento politico. Gli riconobbe il merito, fra l'altro, di non avere imitato il predecessore Oscar Luigi Scalfaro, il cui settennato Bondi definì non a torto il «più orribile della storia repubblicana», pensando probabilmente al ribaltone politico da lui avallato, se non promosso, pochi mesi dopo le elezioni del 1994 contro Silvio Berlusconi e al contributo dato al passaggio dalle Procure della Repubblica alla Repubblica delle Procure, dove i magistrati prevaricano sul governo e sul Parlamento.
La cortese disponibilità manifestata da Bondi a discuterne concretamente in tempi e luoghi opportuni fu disinvoltamente trasformata dal Corriere in una «proposta» dello stesso Bondi di rielezione di Ciampi. Essa fu sottoposta l'indomani, con un'altra intervista, al giudizio del capogruppo dei ds alla Camera, Luciano Violante, che la liquidò come una mezza provocazione, irrispettosa del capo dello Stato anche perché troppo in anticipo rispetto alla scadenza del suo mandato, e perciò in grado di esporre Ciampi per un lunghissimo anno al logorio di un candidato alla rielezione.
Nei giorni scorsi il Corriere ci ha riprovato sul tema della cosiddetta unità nazionale, intesa come eccezionale formula di governo e di maggioranza finalizzata soprattutto alle riforme istituzionali, che in Italia faticano a trovare larghe intese. Sottrattosi prudentemente a una vera e propria intervista, forse perché scottato dal precedente del Ciampi bis, Bondi si è lasciato coinvolgere questa volta in una «conversazione». Durante la quale ha detto che, pur non considerando in via di principio «un tabù» l'ipotesi di un superamento dei confini tra maggioranza e opposizione su temi e in momenti particolari, non ritiene «né possibile, né opportuna una riedizione dell'unità nazionale». Lo ha opportunamente ribadito anche due giorni dopo in questa pagina.
Il Corriere ha tuttavia attribuito a Bondi una «proposta» di governo di unità nazionale e ha subito chiamato a commentarla il solito Violante, che sembra ormai prenotato per simili operazioni. Il capogruppo diessino ha puntualmente colto l'occasione per rovesciare un'altra palata di fango su Bondi e sul governo Berlusconi, che starebbero «affogando» nelle sconfitte elettorali e cercherebbero di «salvarsi» cercando per la prossima legislatura una forma di collaborazione con i presunti vincitori. Gli hanno fatto eco gli altrettanto soliti Alfonso Pecoraro Scanio, Fausto Bertinotti, Oliviero Diliberto e infine Massimo D'Alema, che ha trovato la «proposta» di Bondi «troppo confusa per un dibattito serio».

Mi e vi chiedo se sia serio, piuttosto, questo modo di fare politica e giornalismo.

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