Cinema

La corsa dei film italiani a coprire le spese

Rispetto allo scorso anno +17 per cento di ingressi complessivi nelle sale arrivati a 230.000, +14 per cento di biglietti venduti, circa 85.000, +9 per cento di accrediti professionali ritirati che sono stati 13.000

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Rispetto allo scorso anno +17 per cento di ingressi complessivi nelle sale arrivati a 230.000, +14 per cento di biglietti venduti, circa 85.000, +9 per cento di accrediti professionali ritirati che sono stati 13.000. Insomma la 80esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia che Alberto Barbera, il direttore più longevo del più antico festival del mondo, lascia al presidente che verrà, dopo Roberto Cicutto in scadenza (il nome più insistente è quello di Pietrangelo Buttafuoco), è una manifestazione in piena salute che si è conclusa anche con due premi al cinema italiano (Io Capitano di Matteo Garrone) e il plauso della Sottosegretario alla Cultura Lucia Borgonzoni che di certo non guasta. Tanto che il direttore, al penultimo anno di mandato dopo essere riuscito a superare gli anni della pandemia, della guerra e ora dello sciopero degli attori a Hollywood, smentisce categoricamente le voci di dimissioni che sono circolate nei giorni scorsi: «Perché dovrei farlo?».

L'unica scelta che forse un po' peserà è quella di aver inserito sei titoli italiani in concorso, non tanto perché non succedeva dal 1982, ma perché non era immaginabile che più di un titolo potesse vincere, anche se ieri Barbera si è lasciato sfuggire che il verdetto della giuria «non è stata unanime, fino all'ultimo si è discusso anche di Enea (di Pietro Castellitto, ndr)».

Speriamo infatti che, con la notizia dei due premi vinti, i dati di Io Capitano di questa mattina siano più confortanti di quelli dei primi tre giorni con 34mila spettatori, 224mila euro e, sabato, il quarto posto della Top Ten. Il suo film precedente, Dogman, nel 2018 dopo essere stato premiato a Cannes aveva ottenuto 86mila spettatori e 567mila euro in quattro giorni. Ma era un film uscito in più sale e costato un terzo rispetto ai quasi 12 milioni di Io Capitano.

Ecco, ora il timore, fondato, dell'industria è che sia difficile rientrare, anche se ricordiamolo la sala è solo una delle tappe di sfruttamento di un film, con i budget monstre di tutti gli altri titoli in concorso pure privi di riconoscimenti: Finalmente l'alba di Saverio Costanzo (29,1 milioni), Comandante di Edoardo De Angelis (15 milioni), Adagio di Stefano Sollima (11,7 milioni), Lubo di Giorgio Diritti (8,4 milioni) e Enea (8,1).

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