Corsa allo scavo: 235 parcheggi interrati sotto la lente dei pm

Dalla «A» di Aquileia, alla «Z» di fratelli Zoia. Nel mezzo, oltre duecento nomi di piazze e vie milanesi nelle quali sono stati costruiti (o lo saranno) parcheggi e box interrati. Per la precisione, sono 235. È l’elenco sterminato della corsa allo scavo. Una lista compilata nei mesi scorsi dalla Procura, e consegnata alla polizia provinciale e alla Forestale. L’indicazione è chiara: controllare quanti e quali siano le eventuali irregolarità nella realizzazione degli interventi e indagare sulla correttezza nell’aggiudicazione degli appalti. Non solo sugli ultimi parcheggi in project financing, ma anche su quelli residenziali legati ai piani del 1985, del 1997, del 2002 e del 2004. Un lavoro enorme, che negli ultimi mesi ha prodotto due nuovi fascicoli. Il primo riguarda il cantiere di piazza Novelli, il secondo quello di via Giulio Romano. Indagini nate da esposti presentati da residenti e commercianti della zona, stanchi dei disagi legati ai lavori e - soprattutto - dei continui rinvii per la consegna delle opere.
E a leggere le «note estese» contenute nelle dodici pagine consegnate dal pm Paola Pirotta alla provinciale e alla forestale, si scopre che la frenesia da perforazione del suolo cittadino si traduce in una vera e propria via crucis fatta di ruspe costrette a fermarsi per ricorsi incrociati ai tribunali amministrativi, per gli interventi della Sovrintendenza ai beni architettonici, per la presenza di cavi sotterranei scoperti a cratere ormai aperto, o di alberi il cui trasloco risulta impossibile. E così, nelle melme dei cantieri restano i cittadini. Costretti a fare i conti con i disagi che lavori pluriennali comportano.
Così, in via Borgogna sono «conclusi gli scavi archeologici preliminari in attesa della presentazione del progetto definitivo da parte del concessionario», e se è stato «effettuato il ripristino delle carreggiate», «non altrettanto» si può dire «delle aiuole». Ancora, piazzale Dateo «non presenta particolari criticità, se non lo slittamento di almeno 100 giorni dovuto alle interferenze dei servizi in sottosuolo». In piazza Fontana, dove Palazzo Marino ha avviato la rescissione del contratto con la società incaricata di presentare un progetto, «la situazione pare operativamente molto confusa e delicata, in quanto l’amministrazione comunale ha di fatto espletato la gara senza aver preventivamente risolto o indagato accuratamente le problematiche poste dalla Sovrintendenza in merito alle preesistenze in sottosuolo». E così avanti. Ma le richieste piovono a decine negli uffici del Comune. E la stessa commissione tecnica di Palazzo Marino, in più di un’occasione, respinge al mittente. Come è avvenuto per il parcheggio di piazza Paolo Ferrari, a pochi passi dal teatro alla Scala. La commissione, infatti, «suggerisce di non realizzare il parcheggio». Per tre motivi: lo scavo «interessa un’area a grave rischio archeologico», la «distanza delle paratie dal filo dei fabbricati è inferiore ai 2 metri», e «non sono state effettuate le prove penetrometriche» per verificare che lo cavo non interessi la falda. Parere negativo su tutta la linea. Stessa cosa in piazza Lavater, in cui per altro «i flussi veicolari che interessano la piazza sono particolarmente significativi, e la presenza di un cantiere creerà certamente situazioni critiche per la viabilità».

in entrambi i casi, però, il costruttore non mollano. Le società hanno presentato ricorso al Tar contro l’annullamento del progetto. Perché scavare un buco a Milano non costa poi molto. Ma riempirlo di box, vale tanto oro quanta terra.

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