(... ) se la prendono direttamente col sindaco e senza troppi giri di parole la invitano a dimettersi viste le condizioni di degrado e sporcizia in cui lascia la città. Corso Italia, lungomare Lombardo, vicino allAbbazia di San Giuliano. In questo angolo di Genova affacciato sul mare, cè una cassetta verde dove chiunque lo desideri può lasciare un messaggio. Di lamentele, mugugni e rimproveri, ovvio. Ma anche pensieri damore e di speranza, libere riflessioni in un libero spazio. E ora, dopo uno stop di qualche anno, gli ideatori del «posto della posta» sono pronti a farlo rivivere. «Con linizio della bella stagione, rimetto fuori la buca delle lettere. Giuro». Lui si chiama Carmelo Infantino, ed è il proprietario del chioschetto che sta proprio qui sul Corso Italia. Lei invece si chiama Luciana Lanzarotti, ed è stata lautrice di Monica Vitti, Pippo Baudo, «Domenica In», 25 anni in Rai, attrice e scrittrice. Sono loro lanima della «Spiazzetta». Allinizio, nel 2008, lavevano chiamata così perché quando la gente ci passava accanto, restava «spiazzata», senza parole, per la bellezza. Perché oltre alla posta, Infantino e Lanzarotti hanno cambiato completamente faccia a questo posto, investendoci cuore ed energia.
Tutto comincia per caso, con una chiacchierata su una delle panchine accanto al chiosco di Carmelo. Lei che propone di trasformare quello spazio abbandonato in condizioni pietose in un teatro naturale dando a tutti la possibilità di fare qualcosa. E lui che ci sta. Una scommessa, certo. Ma anche una sfida e un messaggio per la città e i genovesi. Questo per Carmelo ha significato adottare laiuola di fronte al chioschetto, curarla e ripulirla. «Tutto a mie spese. Il Comune me lha data in adozione e cè anche un cartello con scritto che mi ringrazia per il mantenimento del verde». Per Luciana invece ha voluto dire disegnare un tromp loeil sulle panchine al posto delle scritte, inventarsi spettacoli per bambini, corsi di pittura, scambi di libri e anche un pitosforo dellamore con tanto di bigliettini degli innamorati appesi ai rami. Il tutto per un intero anno. E pensare che prima del loro «restauro», ricorda Carmelo, sulle panchine cerano i barboni e al posto delle aiuole, un mucchio di erbacce. «Ora invece capita che la mattina trovi delle piantine nuove. Me le lasciano qui, come regalo».
E le lettere dei cittadini che fine hanno fatto? «Qualcuna lho portata in circoscrizione. Chi passa apprezza la manutenzione. Il messaggio è che bisogna tener pulite le cose, perché si vive meglio». E si può iniziare anche così, da unaiuola pubblica.
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