La Corte d’Appello ri-respinge la lista Pdl a Roma

RomaLa Corte d’Appello ha respinto l’ultimo ricorso presentato dal Pdl del Lazio contro l’esclusione della sua lista anche dal secondo pronunciamento dell’ufficio elettorale. A seguito del decreto interpretativo del governo, infatti, era stata ripresentata la documentazione necessaria per far partecipare anche la lista del Pdl in Provincia di Roma alle elezioni regionali. Al Pdl rimane la Carta del Consiglio di Stato: oggi alle 10 si apre l’udienza. Non si può però parlare di complotto. Almeno secondo il presidente del Tribunale di Roma Paolo De Fiore. Quando ancora era in corso la riunione dei giudici della Corte d’Appello per decidere in merito al ricorso del Pdl, le agenzie hanno battuto una dichiarazione del presidente del Tribunale che rigetta l’ipotesi di complotto ed esprime solidarietà ai colleghi chiamati in causa dagli esponenti del Pdl. «Non c’è nessun concerto malizioso nei confronti della lista del Pdl, altrimenti non ci sarebbe stato bisogno di modificare le regole del gioco con il decreto legge». I presidenti del Tribunale e delle sezioni di tribunale hanno, poi, sottoscritto un documento in cui esprimono vicinanza e solidarietà ai colleghi Argento e Durante per gli «ingiustificati, reiterati e strumentali attacchi cui sono stati e continuano a essere soggetti» solo per aver svolto il loro dovere in modo scrupoloso e nel pieno rispetto della legalità. De Fiore sottolinea inoltre che non ci sono stati neanche «esasperati formalismi». «Un orario per la presentazione delle liste - aggiunge - deve essere pur stabilito ed a quell’ora rappresentanti del Pdl non c’erano». Immediata la replica di Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera, che definisce quelle di De Fiore «dichiarazioni a orologeria». Il capogruppo del Pdl sottolinea infatti che il presidente del Tribunale di Roma è intervenuto interviene a difesa dei due magistrati dell’ufficio centrale circoscrizionale «mentre i loro colleghi dell’ufficio centrale regionale erano ancora in camera di consiglio per decidere o meno l’ammissione della lista provinciale di Roma del Pdl». Cicchitto inoltre sottolinea una contraddizione nelle spiegazioni del presidente De Fiore. «Guarda caso, il presidente del Tribunale di Roma - spiega l’esponente del Pdl - interviene a difesa dei due magistrati dell’ufficio centrale circoscrizionale e contro il Pdl, negando una circostanza che perfino i giudici Durante e Argento hanno dato per acquisita (cioè la presenza dei delegati del Pdl in tribunale e in orario)». Intanto c’è da registrare una novità interpretativa della legge regionale del Lazio sulla disciplina del sistema elettorale nelle ordinanze con le quali giovedì sera il Tar ha disposto l’ammissione alla competizione di fine mese del movimento politico «Alleanza di centro per la libertà» di Pionati, e delle liste «Carlo Taormina-Lega Italia-Fronte Verde» e «Popolari Udeur». Punto di partenza dell’interpretazione dei giudici amministrativi è la legge regionale del Lazio del 2005 che, rinviando a quanto prescritto da una legge del ’95, stabilisce che «in caso di scioglimento del consiglio regionale che ne anticipi la scadenza di oltre 120 giorni e in sede di prima applicazione della presente legge, il numero delle sottoscrizioni previsto per le liste regionali, è ridotto alla metà». Il Tar ha ritenuto che ciò si debba applicare «in tutti i casi di scioglimento anticipato dei consigli regionali di oltre 120 giorni rispetto alla scadenza naturale» e non solo in prima applicazione. Con questo favorendo la più ampia partecipazione e garantendo «l’equo svolgimento delle competizioni elettorali», considerando che le organizzazioni politiche possono trovarsi impreparate da un’inattesa anticipazione della tornata elettorale.


La faccenda si fa, però, se possibile, ancora più ingarbugliata perché anche la Regione Lazio ha depositato un ricorso alla Corte costituzionale contro il decreto sostenendo che questo provvedimento invade la competenza regionale e ne chiede pertanto la sospensione dell’efficacia.

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