Così Berlusconi apre il mondo al made in Italy

nostro inviato a San Paolo

Di rientrare in Italia il Cavaliere non ne ha proprio voglia. Un po’ perché fino all’ultimo è stato tentato dal fare un salto nella vicina Antigua e rimettere finalmente piede nella sua villa dove manca ormai da qualche anno. Un po’ perché tornare a Roma significa inevitabilmente riprendere in mano le solite beghe, da quelle interne al Pdl ai diversi fronti aperti con l’opposizione (dal caso Brancher alla querelle sulle intercettazioni). Tutte cose, lo ha ribadito a diversi interlocutori anche in questi giorni lontano da casa, di cui davvero non ne può più. «Quel che dovrei fare io - è il senso del ragionamento del premier - è occuparmi a tempo pieno della nostra diplomazia commerciale, di promuovere l’immagine dell’Italia nel mondo, non perdere le mie giornate a discettare di politichese».
Non a caso, finito l’incontro a Panama con il presidente Ricardo Martinelli il Cavaliere la butta lì: «L’amico Ricardo ha detto che io sono una persona che mantiene la parola. Ma nel mondo dell’imprenditoria non si può fare altrimenti, non è come in politica dove non si mantiene quasi mai. Anzi, quando un politico non mantiene la parola i suoi estimatori dicono che è una persona capace di adeguarsi alle mutate esigenze della situazione».
Una breve digressione che la dice lunga sullo stato d’animo di Berlusconi. Che sul volo che da Panama City lo riporta in Italia tira le somme della sua trasferta, forse la più lunga da quando per la prima volta arrivò a Palazzo Chigi. Prima il G8 a Huntsville, poi il G20 a Toronto e infine la visita in Brasile e quella a Panama. Appuntamenti, questi ultimi, ai quali si presenta non solo in veste di presidente del Consiglio ma anche di ministro ad interim per lo Sviluppo economico. Un ruolo che non gli dispiace affatto, soprattutto quando si tratta di firmare memorandum e siglare accordi commerciali. D’altra parte, ripete ai suoi interlocutori, «sono e resto un imprenditore».
Così, a San Paolo si sono firmate intese per complessivi dieci miliardi di euro. Con tanto di via libera a un distretto motociclistico italiano a Manaus che significa produrre made in Italy in un grande mercato emergente. Un memorandum firmato dal viceministro Adolfo Urso, anche lui niente affatto dispiaciuto dell’interim del Cavaliere che gli lascia molta più libertà di manovra di quanto non facesse Claudio Scajola. Un’intesa che permetterà alla Piaggio e alle imprese delle due ruote italiane di produrre in patria fino al 40% del contenuto di ogni moto per poi assemblare il motociclo proprio a Manaus grazie agli allettanti incentivi fiscali offerti dalla zona franca.
Ma il pacchetto di accordi sottoscritto da Berlusconi e Ignazio Lula prevede anche commesse per fregate, pattugliatori e sistemi satellitari ad alta tecnologia per il controllo delle coste e dei giacimenti petroliferi per le quali sono in pista Fincantieri e Finmeccanica. Una partita da oltre sei miliardi di euro. Alla quale si aggiunge il progetto delle Ferrovie dello Stato di inserirsi nell’alta velocità brasiliana, visto che è in fase di progettazione la linea Rio-San Paolo-Campinas.
A Panama, invece, Berlusconi riceve da Martinelli la Gran croce straordinaria «Basco Nunez de Balboa», massima onorificenza del Paese, e prende poi parte all’inaugurazione del terzo sistema di chiuse del Canale di Panama i cui lavori sono stati realizzati anche dall’italiana Impregilo che si è aggiudicata l’appalto nel 2009. Un partita che vale complessivamente oltre quattro miliardi di euro.
Ci sta, dunque, che l’accoglienza di Martinelli sia «calorosa» perché «abbiamo tante cose in comune». Eppoi, spiega Berlusconi, il Canale di Panama «sa molto di Italia perché nel 1850 è stato un italiano a studiare le montagne e le due coste e a stendere il primo progetto». E, prosegue il Cavaliere, «sono ancora italiani gli inventori delle chiuse che furono applicate per la prima volta nella mia città, Milano». Il premier cita poi Impregilo, «partner importante per la realizzazione del Canale».

Anche se un ruolo importante lo avrà pure Finmeccanica, che fornirà a Panama sistemi di sviluppo e sorveglianza nazionale nonché sei elicotteri Agusta Westland Aw139.
Peccato, avrà pensato il Cavaliere prima di ripartire per Italia, doversi tornare ad occupare delle «solite» e «piccole» beghe interne.

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