Cultura e Spettacoli

Così Chuck Norris ha travolto il comunismo

Per il festival più "in" del mondo gira un docufilm che narra come nella Romania di Ceausescu i film Usa diffusero tra i giovani i valori occidentali contro l'oppressione socialista

Così Chuck Norris  ha travolto il comunismo

È stato Chuck Norris ad abbattere il comunismo. Sembra una battuta, ma è quanto afferma la regista romena Ilinca Calugareanu, che nel docufilm Chuck Norris e il comunismo. Ovvero come Hollywood ha distrutto la cortina di ferro evidenzia la potenza dirompente del cinema americano, negli Ottanta angustiati dal dittatore Nicolae Ceasescu (1918-89), detto «il genio dei Carpazi». È un'ode commovente al cinema popolare, dai «sandaloni» a Dirty Dancing, quella che si leva dall'ironico documentario - sulla i di comunismo, invece del punto c'è la stella rossa - presentato con successo di critica e pubblico al «Sundance» e in altri circuiti noti, tra Edimburgo e Los Angeles.

Un documento, ora nelle sale tedesche, inglesi e francesi, che rende molto bene l'atmosfera depressiva del comunismo romeno, pronto a reprimere qualsiasi anelito alla libertà. Compresa la libertà di scegliere un film per svagarsi e scordare i metodi della Securitate, la terribile polizia segreta. Nella Romania degli Ottanta, per noi goduriosi e pop, i negozi erano vuoti e in tv giravano solo programmi in b/n, perlopiù popolati da squallidi funzionari di partito. Dopo due ore di programmazione, si chiudeva baracca e burattini e allora, di sera, nelle camerette dei tanti giovani oppressi, qualcos'altro accadeva. Qualcosa che promanava la fragranza del proibito, qualcosa di non comunista: davanti al piccolo schermo, i ragazzi divoravano Top Gun, o volavano oltre la cortina di ferro sui passi di danza di Patrick Swayze. Robert De Niro, poi, induceva il sogno come gangster istrionico in C'era una volta in America: anche Sergio Leone ha contribuito alla liberazione interiore dei romeni. Né, forse, è un caso che in Italia, imperante l'egemonia comunista, Leone fosse considerato autore «di genere». Eppure, i fasti della sua Trilogia del dollaro nella Romania sopraffatta dal regime, mostrarono la via della rivolta, tra sparatorie e cavalcate selvagge. La Romania fu l'unico stato del Patto di Varsavia nel quale la fine del regime ebbe luogo in modo violento, come in un regolamento di conti western.

Quanto a Chuck Norris, i suoi calci rotanti e le sue mosse di Taekwondo in Una magnum per McQuade, o il suo colonnello Braddock, che combatteva in Vietnam in Rombo di tuono, portavano più lontano ancora dalla realtà asfissiante d'una dittatura agli sgoccioli. Come nella disciolta Germania Est, sotto il tallone di Erich Honecker al soldo dell'Urss, così in Romania certi libri e certi dischi erano vietati perché «imperialisti» e in quanto portato dell'avversata cultura borghese, capitalista, occidentale. Tuttavia, al mercato nero si potevano comprare le videocassette VHS di film made in USA. E si trovavano pure videoregistratori che costavano quanto un'auto. Ecco, dunque, manipoli di sognatori raggrumati in epiche videonottate da amici, parenti e vicini di casa, fortunati possessori di quegli strumenti oggi obsoleti. Vagheggiando il mondo libero e colorato che si vedeva nei film.La Calugareanu fa raccontare tali esperienze direttamente dagli intervistati. «Ho visto Top Gun 38 volte», dice Petre Bacioiu. «Le auto enormi, gli appartamenti spaziosi, i supermarket: che esistesse qualcosa del genere, ci dava speranza», rivela Vlad Corb. Il cinema americano, così, spalanca finestre sul mondo e favorisce il più puro escapismo, o la «migrazione interiore», per dirla con gli intellettuali dissidenti sotto il nazismo.Ma per i romeni «depravati», amanti di Rambo e Rocky e, in genere, dei film muscolari provenienti da Hollywood, le videoserate non si svolgevano senza pericolo.

Sovversivi e provocatori, quei cinéfili erano anche un po' eroi, come i loro beniamini.Per dar conto di quella realtà e smascherare il volto feroce della sopraffazione comunista, la Calugareanu usa le armi della drammatizzazione e, certo, che nel dicembre 1989 scoppiasse la rivoluzione, a Timisoara, soltanto perché migliaia di persone anelavano alla libertà dopo aver visto i film americani, può suonare esagerato. In ogni caso, i fatti storici vengono inscenati da attori, che sviluppano il film come un thriller: agenti della Securitate a ogni angolo, vecchiette spione dietro la porta, cimici seminate dalla «Militia» negli appartamenti dove i ragazzi si radunano passandosi la parola. E la narrazione funziona come un film hollywoodiano, con il Mito a superare la realtà dei fatti.

Davanti ai carri armati, i ragazzi di Timisoara trovarono la forza di violare la legge marziale, avendo in mente Chuck Norris che cammina sui carboni ardenti, mentre questi si spengono al suo passaggio.

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