Così Genova risponde a chi vuole imporre la moschea

Fui minacciato dai musulmani Perché accogliere gli intolleranti?

Così Genova  risponde a chi vuole imporre la moschea

(...) politiche sono aumentate di giorno in giorno. Prima qualche esponente del Pd, poi l’Udeur, la lista Biasotti, qualche altro pezzo di Forza Italia e An (che da queste parti a marciare compatte hanno sempre qualche difficoltà), quindi la lista Biasotti. Hanno incassato anche il no della Lega Nord. Ma hanno avuto il sostegno della gente.
Eccome. Ore 11 di venerdì 25 luglio, gli organizzatori stanno ancora allestendo il banchetto e incollando i cartelloni al muro ma, ad assieparsi intorno alla scrivania, c’erano già centinaia di persone. Donne e uomini, giovani e vecchi. Di destra e di sinistra. Sì, anche di sinistra perché a quest’appello hanno risposto anche quelli che credono che un tema del genere debba essere deciso dalla città. Come Luca, 25 anni, al banchetto con la fidanzata, che giura di non avere mai votato centrodestra: «E mai lo voterò. Credo però che la Vincenzi abbia sbagliato e che su un tema così delicato si debba esprimere la città. Chissà, magari poi scopriamo che i genovesi sono più tolleranti di quello che si pensi». Tolleranti o meno, come due signore in coda, con carta d’identità alla mano che commentavano tra loro sulla costruzione della moschea in porto, «ma siamo matti? Con tutti i problemi che ha questa città dobbiamo mettercene un altro in casa?».
Gente comune, che ha preso d’assalto il comitato bipartisan. Gente comune come Francesco Maggi. Lui non è cattolico, la sua religione è quella Baha’i. Confessione monoteista nata in Persia nel XIX secolo. Una religione che viene perseguita in tutto il Medio Oriente dai musulmani e per la quale anche il signor Maggi è stato vittima di minacce, a Genova: «Dieci anni fa- racconta- durante una manifestazione interreligiosa in città fui attaccato dagli esponenti dell’Ucoii. Mi dissero “Quelli come te, se fossimo nei nostri paesi, li avremmo già fatti fuori. Ringrazia che sei in Italia” - racconta-. Io da libero cittadino dovrei essere felice se nella mia città si dà spazio ad una confessione intollerante?».
Tanti interrogativi e molte persone spaventate dalla possibilità che Genova possa ospitare un centro culturale islamico. Tanti anche i politici. A trascrivere i dati seduta alla scrivania c’era la consigliere comunale biasottiana Lilli Lauro, a distribuire volantini Gianni Bernabò Brea (La Destra). C’erano anche quelli dell’altra parte, Fabio Broglia (Pd) e Roberta Gasco (Udeur). Si sono fatti vedere i dirigenti locali dell’Udc, diversi consiglieri municipali di Forza Italia e An. Una battaglia comune.
Non per dire no alla moschea a Genova, per ora. Ma per chiedere che siano i cittadini a scegliere se questa città dovrà ospitarla. C’è il dato numerico, le milleseicento firme, e c’è il dato politico. Aver smosso il popolo del centrodestra che ha risposto presente: «Abbiamo dimostrato- racconta Plinio-, prima di tutto al sindaco, che questo è un tema molto sentito dalla gente. Andremo avanti con i banchetti fino a metà agosto: saremo nel centro storico e nei quartieri per raccogliere la adesioni dei cittadini». Tantissimi sono stati anche i firmatari che hanno voluto raccogliere dei moduli da compilare «perché vogliamo far firmare i nostri amici, i conoscenti, i vicini di casa - racconta la gente-.

La costruzione di una moschea, che sia in porto o in qualche delegazione della periferia, non può essere imposizione alla città». Tutto questo mentre nel pomeriggio l’eurodeputato di Forza Nuova Roberto Fiore ha annunciato «l’occupazione di ogni spazio dato ai musulmani in difesa della nostra cultura».

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