«Così ha sottratto i soldi delle pellicole di Moccia»

Aveva rappresentato il ritorno alle grandi produzioni, e al box office che conta, di Vittorio Cecchi Gori. Ma la produzione del film - interpreti principali Raoul Bova e Michela Quattrociocche - Scusa ma ti chiamo amore, tratto da uno dei best seller e fortunati libri di Federico Moccia, i cui diritti furono acquistati dall’ex tycoon tv tramite la «Cecchi Gori Cinema Spettacolo» e poi ceduti alla New Fair Film, si è rivelata un boomerang. È stato anche il passaggio di tali diritti tra le due società a convincere il gip di Roma Guicla Mulliri a ritenere sussistenti le esigenze cautelari nei confronti del produttore da ieri in carcere a Regina Coeli con l’accusa di bancarotta fraudolenta.
Nelle 26 pagine dell’ordinanza firmata del gip Mulliri, su richiesta dei pm Stefano Rocco Fava e Lina Cusano, si fa riferimento, oltre al depauperamento della Safin, la società fallita nel febbraio scorso, alla vicenda del film. «La tempistica degli eventi - si legge nell’ordinanza - lascia chiaramente supporre che la costituzione della società in data 5 luglio 2007 sia conseguenza delle richieste cautelari (sequestri) avanzate dal Pm e rigettate dal gip concernente il capitale sociale della Cecchi Gori Cinema Spettacolo», società sotto la lente della magistratura.


«Il ricavato dell’operazione - continua il gip - andrà pertanto alla neocostituita società New Fair Film e quindi al suo dominus Cecchi Gori e non alla Cecchi Gori Cinema Spettacolo oggetto dell’attenzione giudiziaria, società che pure nel 2006 aveva acquistato i diritti del libro di Moccia. Pertanto i creditori della fallita Safin Cinematografica avranno meno possibilità di rientrare dei loro crediti».

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