"Così i giudici Toro e Ferrara ostacolavano le indagini a Roma"

I verbali dei pm di Roma interrogati dai magistrati di Perugia incastrano il procuratore capo e l'aggiunto che, coinvolto nell'inchiesta sulla cricca di Balducci, si è già dimesso dalla magistratura

Firenze - Giovanni Ferrara, procuratore capo di Roma, superiore diretto di quell’Achille Toro indagato per corruzione e favoreggiamento della Banda Balducci, non esce benissimo dagli interrogatori a Perugia dei suoi sostituti, Sergio Colaiocco e soprattutto Assunta Cocomello, titolari di inchieste perfettamente sovrapponibili a quella di Firenze sugli appalti del G8. Non ne esce bene soprattutto dalla verbalizzazione di due ufficiali dei carabinieri del Noe, Pasquale Storace e Francesco Ceccaroni, esautorati nonostante l’ottimo lavoro fin lì svolto su alcuni appalti sospetti del G8. Secondo i testimoni ascoltati dai pm umbri Centrone, Bavaresi e Sottani, sia il procuratore Ferrara che Toro si sarebbero resi protagonisti di comportamenti inusuali e inspiegabili. Vediamo quali.

L’INDAGINE DI NUORO E LO STOP DI TORO
Il pm Cocomello riferisce subito di un’inchiesta ereditata dalla procura di Nuoro: «All’interno del fascicolo vi era uno stralcio di brani di intercettazione disposti dai pm sardi su altro procedimento nei quali imprenditori parlavano di fatti relativi agli appalti per i lavori del G8 alla Maddalena». Conseguentemente venivano iscritti sul registro degli indagati nomi poi diventati celebri, quali Balducci, i fratelli Anemone, Mauro Della Giovampaola, Vanessa Pascucci e un certo Roberto Calcabrini. «Il primo atto di indagine - continua la Cocomello - è consistito nella richiesta di atti a Nuoro e una delega ai carabinieri del Noe per lo svolgimento di attività di indagine». Sul procedimento il pm dice d’aver «sempre riferito a Ferrara e contemporaneamente a Toro che era coordinatore dei reati contro la pubblica amministrazione». Nel far presente che a un certo punto si ritrovò, giustamente, a indagare in «coassegnazione» con il collega pm Sergio Colaciocco, la Cocomello fa presente come «il dottor Toro, a un certo punto, dopo che gli avevo illustrato l’indagine del Noe mi ha segnalato l’opportunità che le indagini, per complessità e natura, venissero svolte dalla Finanza», decisione poi ratificata in un incontro con Ferrara. «Io sin dall’inizio ritenevo necessaria un’attività di intercettazione telefonica così ho prospettato al procuratore aggiunto (Toro, ndr), in presenza di esponenti del Noe, tale necessità investigativa ma il dottor Toro riteneva non sussistenti elementi a sostegno dell’ipotesi investigativa descritta».

FUGHE DI NOTIZIE VIETATE DURANTE IL G8
E ancora. «Il procuratore Ferrara mi ha responsabilizzato in ordine alla delicatezza dell’indagine in relazione a un’eventuale fuga di notizie in pieno G8 a fronte dell’esistenza di ipotesi di reato che, a parere dell’Ufficio (non suo, ndr) non erano ben delineate». Nel frattempo le indagini della Finanza «hanno evidenziato un Sos in materia di appalti, sintomatici dell’avvenuto passaggio di denaro» così la Cocomello torna alla carica con la richiesta di intercettazioni e di un’informativa riassuntiva della Gdf «che però non è mai stata redatta». Niente da fare. Le intercettazioni non partono.

«SERVONO DOCUMENTI, NON INTERCETTAZIONI»
Durante una riunione negli uffici della procura romana, aggiunge la pm, «Toro disse che a suo parere le indagini vanno condotte sui documenti e non sui contenuti delle intercettazioni telefoniche. Di fronte a queste obiezioni ho ribadito con forza la mia opinione e l’assoluta indispensabilità delle intercettazioni. La nostra richiesta, però, è stata ritenuta debole dal Capo e dell’Aggiunto (…). Il collega Maiorano, che ha assistito a un incontro, qualche giorno dopo mi ha manifestato tutta la sua solidarietà rispetto alla mia determinazione nel rappresentare a Toro la mia volontà di affrontare con energia quel procedimento».

IL CAPITANO DEL NOE: «FERMATI SENZA MOTIVO»
Incredulo sul comportamento dei vertici della procura romana anche il capitano dei carabinieri del Noe, Pasquale Storace. Il 16 febbraio scorso l’ufficiale rivela a Perugia come il suo nucleo aveva intercettato due imprenditori vicini a Balducci che parlavano di «appalti e buste di ringraziamento». E che d’accordo con il pm Cocomello s’era sbrigato a presentare un’informativa prodromica a sviluppare nuovi accertamenti. Nonostante un’apposita e documentata richiesta, però, non vennero accolte «per contrasti con i vertici della procura romana, segnatamente il procuratore Ferrara e l’aggiunto Toro» nonostante «il magistrato titolare (Cocomello, ndr) concordasse con noi sulla bontà degli elementi raccolti». Sia Ferrara che Toro, prosegue il capitano, formulavano obiezioni di «opportunità politica» e non di discrezionalità giudiziaria. «E del tutto sorprendente mi sembrava l’intenzione di affidare le indagini alla Gdf (…) perché non capivo come mai di fronte alla nostra attività (…) si volesse cambiare la polizia giudiziaria». Il Noe, nonostante ciò, consegnò comunque un’informativa al procuratore Toro «che ci manifestò ancora le sue perplessità sulle ipotesi delittuose prospettate in quanto, a suo parere, si era più in presenza di un reato di abuso d’ufficio». Il tenente Francesco Ceccaroni, preso a verbale lo stesso giorno, va oltre: «Rimanemmo perplessi dalle motivazioni sul mancato accoglimento delle nostre ipotesi investigative» poiché si faceva presente «il nocumento che all’immagine del Paese sarebbe potuto derivare da un’indagine penale un avvenimento di tale portate, quale quello del G8 (…)». Quanto, infine, all’interrogatorio di Sergio Colaiocco, il pm romano ha elencato i momenti salienti delle indagini, le sovrapposizioni con altri fascicoli, la frequentazione pressoché quotidiano con Ferrara che assegnava a lui, ad personam, procedimenti estremamente delicati.

«Ciò premesso - osserva - non avevo alcun obbligo di riferire a Toro in ordine al procedimento in materia edilizia. Tuttavia essendo Toro anche vicario e l’aggiunto più anziano, può darsi che lo abbia incontrato nella stanza di Ferrara e in qualche circostanza abbia io parlato in sua presenza del fascicolo in questione». 

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