Uzi Arad, un ex agente del Mossad diventato poi consigliere politico di Benjamin Netanyahu, lex premier alla guida del Likud, riassume tutto in tre laconiche frasi. «So cosè successo e quando verrà fuori tutti resteranno stupiti». Cè da credergli. A ogni giorno che passa il mistero sullincursione israeliana in territorio siriano del 6 settembre si fa più inquietante e intrigante. Da ieri è diventata lultimo capitolo di una complessa e segretissima operazione militare condotta dalle forze speciali israeliane. Una rischiosissima infiltrazione in profondità messa a segno, a più riprese, da una squadra di commandos incaricati di raccogliere le prove degli esperimenti nucleari condotti con lausilio di tecnici e consiglieri nord coreani.
Tutto inizia il 18 giugno quando Ehud Barak, il reduce più decorato dIsraele, lex comandante di Sayeret Matkal, prende il posto di Amir Peretz alla guida del ministero della Difesa. Il dossier su Dayr az-Zawr lo allarma. In quel centro di ricerche agricole nel nord della Siria stanno confluendo, secondo i rapporti del Mossad, misteriose forniture nord coreane e tecnici di Pyongyang. Barak, fedele al suo passato di uomo dazione, non indugia. Ascolta il capo del Mossad, convoca i capi di Sayeret Matkal, le forze délite dellesercito, e quelli delle unità 5101 e 5707 dellaviazione, i commandos responsabili dellacquisizione bersagli e delle infiltrazioni a lungo raggio. Lobbiettivo è penetrare a Dayr az Zawr, trovare uneventuale conferma ai rapporti del Mossad e definire gli obbiettivi prioritari. Un compito cruciale ed essenziale - spiegano le rivelazioni di fonte militare israeliana pubblicate ieri dal Sunday Times - per ottenere da Washington lautorizzazione a colpire.
I preparativi e loperazione durano tutta lestate. I componenti della squadra, tutti in grado di parlare perfettamente arabo, vengono vestiti con le divise dellesercito di Damasco e fatti salire su un Black Hawk decollato, probabilmente, da una base nel nord dellIrak, dove il confine è meno controllato e lattività americana intensa. Come i militari israeliani riescano a penetrare a Dayr az Zawr è un arcano che scopriremo solo grazie ai libri di memorie di qualcuno dei partecipanti.
Il risultato è quello previsto. I campioni prelevati dai commandos risultano di provenienza nord coreana e confermano lipotesi di attività nucleare. A quel punto Ehud Barak torna a esaminare la situazione e inoltra un rapporto dettagliato alla Casa Bianca. La consistenza delle prove israeliane suscita un doppio allarme a Washington. Se da una parte la Siria cerca di acquisire componenti nucleari, dallaltra Pyongyang, firmataria pochi mesi prima di unintesa con Washington, sembra pronta a svendere il proprio arsenale atomico. Il via libera americano arriva quasi immediatamente. Israele deve mettere a segno il difficile colpo in un unico complessissimo raid. Barak non perde tempo. Ordina unaltra infiltrazione in territorio nemico per illuminare il bersaglio e nella notte del 6 settembre dà il via agli F15 da giorni in volo in attesa delloccasione più opportuna. Sul terreno, stando alle rivelazioni del Sunday Times, la sorpresa è totale. I radar e le difese anti aeree appena acquistate dalla Russia vengono completamente accecate. Quando le prime bombe colpiscono la struttura di Dayr az Zawr i tecnici nord coreani al lavoro assieme ai loro colleghi siriani non fanno in tempo a mettersi in salvo. Restano sepolti sotto le macerie dei laboratori atomici, muoiono assieme al primo sogno nucleare di Damasco.
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