Controcultura

Così l'horror del cinema esorcizza l'orrore della realtà

La cronaca offre Isis, terrorismo e sparatorie, la fiction punta invece su antiche fobie e moderne ossessioni

Sara Frisco

da Los Angeles

L'horror salverà Hollywood? In un anno in cui ben pochi film si sono fatti notare e in un'estate da brivido per i tanti film di paura in uscita, è questa la domanda che si sta ponendo l'industria del cinema americano, in profonda crisi creativa.

Lights Out, ottimo film dell'orrore, in uscita in Italia il 4 agosto, è solo l'ultimo dei titoli in cartellone che riescono a fare il miracolo di coniugare bassi costi di produzione, ottimi incassi e qualità. Nel solo primo fine settimana di uscita negli Stati Uniti il film, diretto da David F. Sandberg, ha per protagoniste Maria Bello e Teresa Palmer, e ha incassato 21 milioni di dollari al botteghino, quattro volte quanto è costato. Lights Out racconta di una malata bipolare che vive con la costante presenza di una creatura non reale. Maria Bello, che interpreta la malata, racconta che non ha dovuto fare molte ricerche per interpretarla: «Sfortunatamente, essendo io stessa bipolare, so cosa significa stare nel letto tre mesi senza riuscire ad alzarsi. Grazie a Dio ho superato tutto questo, ma non ho fatto delle ricerche per il film, ho semplicemente attinto dal mio passato. Un passato spaventoso».

Il 18 agosto arriverà The Witch, sulla caccia alle streghe nell'America coloniale, mentre sono già nelle sale due horror molto diversi fra loro. Il primo è It Follows, terrificante parabola della crisi del virus HIV, diretta da David Robert Mitchell, che racconta di adolescenti perseguitati da demoni trasmessi sessualmente e il secondo è The Purge: Election Year, nuovo film della saga che prende spunto da una premessa inquietante: cosa accadrebbe se una notte all'anno tutti i reati, compreso l'omicidio, fossero impuniti? Il primo The Purge, del 2013, con Ethan Hawke protagonista, aveva fatto benissimo al botteghino e così sono arrivati i due sequel. Anche il successo di The Conjuring, uscito tre anni fa, ha portato al recente sequel che, se non ha fatto bene come il primo film, ha comunque ottenuto profitti persino più importanti di grandi blockbuster come Capitan America: Civil War, che viaggiano su altri livelli, è vero, incassano cifre grandiose, ma costano anche dieci volte tanto.

E a proposito di sequel, pochi giorni fa al comic-con di San Diego è stato presentato The Woods, horror circondato da un alone di mistero che, si è scoperto proprio a San Diego, sarà il sequel di uno dei film di genere meglio riusciti degli anni Novanta: quel The Blair Witch Project che, uscito nel 1999 dalla spartana idea di tre giovani sconosciuti, Eduardo Sanchez, Daniel Myrick e Gregg Hale, costò 60mila dollari e incassò quasi 250 milioni. Un successo tale da dare addirittura origine a un sottogenere, quello dei film che raccontano di tracce video ritrovate per caso. Ne fanno parte Cloverfield, Paranormal Activity e Unfriended.

Le ragioni del successo di un genere che ultimamente pareva aver perso il proprio fascino sono molte e molto diverse fra loro. La prima è forse psicologica e riguarda l'orrore reale del mondo d'oggi, con la minaccia globale dell'Isis e del terrorismo internazionale e, negli Stati Uniti, quella più locale creata dai conflitti razziali e dalle tante sparatorie dovute alle difficoltà nel controllo delle armi. La paura inventata, quella creata al cinema come nel castello stregato di un luna-park, esorcizza da sempre la paura reale e in questo momento storico le paure reali sono tangibili e a portata di ogni notiziario. Altre ragioni di questo ritorno hanno forse più a che fare con il momento che l'industria del cinema hollywoodiano sta vivendo. «Da sempre i film dell'orrore fanno bene al botteghino - dice l'analista Paul Derdian a meno che non siano semplicemente brutti sono una sicura fonte di guadagno».

Ma c'è un'altra ragione importante che non ha a che fare con il denaro. Gli horror sono infatti una delle poche occasioni che l'industria del cinema concede oggi ai nuovi film-maker, ragazzi ancora senza un nome importante da spendere sul cartellone, ma pieni di entusiasmo e di idee originali. Lights Out ad esempio è stato diretto da un ragazzo svedese, David F. Sandberg, che prima di quella esperienza aveva girato soltanto un corto. Postato il suo cortometraggio su YouTube, è stato notato da Hollywood e così è iniziata la sua carriera in America. Altro esempio? The Witch, diretto dal production designer con il pallino per la regia Robert Eggers, ha ottenuto il 91% di critiche positive su Rotten Tomatoes, il sito che raccoglie la rassegna stampa di tutte le recensioni. Qualcuno di questi critici è arrivato addirittura a fare paragoni con i grandi del cinema horror del passato, da Alfred Hitchcock a Dario Argento. Solo una decina di anni fa il cinema dell'orrore era considerato di serie C, il fondo del barile hollywoodiano.

Ora in certi film di paura che raccontano storie a volte intime e personali e qualche volta sono tratti da reali e terrificanti esperienze (è il caso di Lights Out e The Conjuring, ad esempio) si ritrova quella capacità creativa delle nuove leve su cui Hollywood in passato investiva e che negli ultimi anni è stata soffocata dall'onda travolgente dei film tratti dai fumetti e dai videogiochi.

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