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Così medici e automi ci faranno vivere a lungo

Apparecchi connessi in 5G, mega computer come Watson di Ibm e dottori robot. Obiettivo: curare oltre 12mila malattie e arrivare a 150 anni

Mark Perna

Lo usavano i medici nell'era analogica mentre auscultavano i polmoni dei pazienti: «Dica 33». Era una tecnica per percepire eventuali anomalie respiratorie, roba vecchia. Nel 2050 a dirci se stiamo bene o male non sarà più il dottore ma il computer. Il dibattito sul tema è piuttosto acceso. Meglio fidarsi di una macchina o di un essere umano? Giudicate voi considerando che, per quanto ne sappiamo oggi, la razza umana può essere colpita da oltre 12 mila diverse malattie e che il campo della conoscenza medica raddoppia ogni 5 anni.

Per apprendere in dettaglio tutte queste patologie, incastrando casi clinici e dati diagnostici ci vorrebbe una schiera di medici con la memoria di Pico della Mirandola, oppure si potrebbe semplicemente chiedere a Watson. Il nome, azzeccatissimo, è quello del cervellone digitale di IBM, una schiera di 10 server capaci di svolgere la bellezza di 80 trilioni di operazioni al secondo. Il suo utilizzo in corsia ha già dimostrato che il computer di Big Blue non ha rivali. Senza neppure mettersi il camice addosso infatti, interpretata in autonomia oltre 25 mila casi clinici, leggendo in tempo reale le cartelle dei pazienti e perfino le annotazioni dei medici, consultando tutte le pubblicazioni disponibili. E se non bastasse, apprende dai suoi sbagli e impara da solo diagnosi dopo diagnosi. Di chi vi fiderete ora? Probabilmente la risposta giusta è quella a metà strada, ovvero un bravo medico che ha accesso a tale potenza informatica. E proprio così sarà probabilmente la medicina del prossimo futuro. Una cosa è sicura, continueremo ad ammalarci, questo purtroppo non lo potremo evitare, ma il nostro generale stato di salute migliorerà. Molti esperti stimano infatti che nel 2050 la nostra aspettativa di vita potrebbe arrivare addirittura a 150 anni, per quella data però ci saranno il 70% di casi di Alzheimer in più, metà dei bambini nascerà in provetta, saremo più vecchi e sovrappeso, ma scompariranno anche la malaria, la poliomielite, l'Aids e disporremo di organi e altri pezzi di ricambio. Attualmente gli scienziati sono già stati in grado di replicare quasi il 70% del corpo umano come dimostra l'eccezionale esperimento portato a termine già nel 2013 dal team Shadow in collaborazione con Bertolt Meyer, ricercatore presso l'Università di Zurigo esperto di robotica. Rex, questo il nome del primo uomo bionico, era equipaggiato di polmoni, cuore, sangue, milza bionica, arterie realizzate utilizzando polimeri e pancreas artificiale. Progressi significativi arriveranno anche dalla medicina genetica. Con la mappatura del genoma umano e la possibilità di sondare il DNA, oggi abbiamo conoscenza che tutte le malattie hanno un fondamento genetico. È su questo terreno che si stanno già muovendo molte aziende farmaceutiche con l'intenzione di realizzare cure mirate, prive di effetti collaterali. In un futuro non proprio lontano i farmaci saranno addirittura su misura, personalizzati sulla base del proprio corredo genetico, una scienza chiamata appunto farmacogenomica. In sala operatoria continueranno ad esserci medici di serie A e di serie B. In prima divisione però i più bravi non saranno umani ma robot.

Oggi la chirurgia robotica conta già mezzo milione di operazioni a livello planetario, ma dietro ai bracci meccanici c'è un dottore in carne ed ossa, come quelli che usano il collaudato e affidabile da Vinci, ampiamente usato soprattutto patologie urologiche. Robot che potranno anche essere utilizzati a distanza grazie alla tecnologia 5G come dimostra un recente accordo di sperimentazione tra Ericsson e Istituto Italia di Tecnologia. L'ultimo progresso scientifico che ci permetterà di vivere meglio e a lungo è basato su un concetto vecchio: la prevenzione. Nei prossimi anni, grazie alla proliferazione dei sensori, molti dei quali sono già ai nostri polsi con gli smartwatch di ultima generazione, saremo in grado di prevenire un infarto mezz'ora prima che faccia danni. Le crisi diabetiche, quelle respiratorie e molte altre patologie croniche saranno monitorate in tempo reale consentendo interventi rapidi prima che sopraggiunga l'emergenza.

Insomma, nel 2050 saremo vecchi, probabilmente sovrappeso, ma in salute. Saremo anche felici?

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