«Così Pio XII ci ha salvato dai nazisti»

Il racconto: «Senza un ordine dall’alto non si sarebbero aperte le porte dei conventi o dei palazzi vaticani. Nascosti cinquemila ebrei»

Ha 86 anni, vive da molto tempo in Israele, ma continua a lavorare per sistemare i documenti d’archivio. Il suo archivio.
Michael Tagliacozzo, membro del kibbutz Nir Etsiyon, studioso della storia della comunità israelitica di Roma, è uno degli ebrei sopravvissuti al rastrellamento del ghetto nella capitale perché ha trovato rifugio in un palazzo vaticano, il seminario del Laterano, dove si trovavano nascosti israeliti, oppositori del fascismo, perseguitati politici. Il Giornale l’ha raggiunto telefonicamente.
La disturba il fatto che il processo di beatificazione di Pio XII stia continuando?
«Assolutamente no, non mi disturba in alcun modo: la beatificazione e la santificazione sono processi interni alla Chiesa e non vedo perché noi ebrei ci dovremmo intromettere. La Chiesa ha le sue regole, i suoi rituali, proclama i suoi santi».
Lei si salvò trovando rifugio in Laterano. Le risulta che ci sia stato un ordine dato da Pio XII per salvare gli ebrei?
«Certo che ci fu un ordine dall’alto. Me lo disse monsignor Traglia, allora vicegerente di Roma e futuro cardinale, la notte di Natale del 1943. Noi rifugiati in Laterano assistemmo alla messa da lui celebrata e alla fine si rivolse a noi dicendo: “Ringraziate il Santo padre che così ha voluto!”. Senza un ordine del Papa non si sarebbero aperte le porte dei conventi, non si sarebbe tolta la clausura ai monasteri femminili che accolsero uomini, donne e bambini. Durante l’opera di salvataggio tutti i bambini dell’Orfanatrofio israelitico trovarono rifugio in uno dei conventi. Dentro le stesse mura vaticane gli ebrei trovarono salvezza».
Quanti furono gli ebrei rifugiati nei conventi a Roma?
«Circa cinquemila furono accolti nelle istituzioni ecclesiastiche. Di questi 4.238 nei conventi, monasteri e altri istituti religiosi, mentre 477 si rifugiarono nel Vaticano stesso e nelle zone extraterritoriali dipendenti direttamente dalla Santa sede».
Com’era considerato il Vaticano dai nazisti, in quel periodo?
«I nazisti accusarono la Santa sede per l’aiuto dato agli ebrei, ai comunisti e agli altri perseguitati. Ho qui davanti a me il numero di Avanguardia, l’organo delle Ss in lingua italiana, datato 12 agosto 1944: è pieno di pesanti offese contro il Vaticano e il clero, e si chiede il perché dell’interesse della Chiesa per i "nemici dell’umanità" ebrei e comunisti.

Sulla prima pagina c’è una vignetta antisemita che ritrae il Gesù in croce che interroga un gruppo di frati e monsignori - disegnati in modo caricaturale, sotto le cui tonache si rifugiano gli ebrei - e chiede: "Perché li proteggete?"».

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