«Così si apre un problema morale verso i bimbi»

«La questione della fecondazione eterologa non nasce solo per la modalità della procreazione: è che crea un grande problema morale verso i figli. È la loro stessa identità familiare a essere incrinata». Tanto che per Francesco D’Agostino, presidente onorario del Comitato nazionale di bioetica, la questione non è tanto giuridica, quanto etica.
Che cosa sarebbe successo in Italia?
«La fecondazione eterologa in provetta, con seme di donatore esterno alla coppia, in Italia è proibita. Ma, nel caso in cui un bambino sia concepito (illegalmente) in questo modo, la legge prevede che i vincoli familiari rimangano quelli già esistenti, formali. Ma la questione giuridica, in questo caso, conta poco rispetto al problema etico».
In che senso?
«Anche se il figlio dovesse scoprire che suo padre non è quello vero, la legge impedisce che sia rotto il legame familiare. Ma non può impedire che si incrini il vincolo affettivo. È naturale che un ragazzo voglia scoprire chi sia il padre; in una società in cui la privacy è così difficile da tutelare, niente impedisce che, legalmente o no, la verità venga fuori. Il punto è l’identità del bambino».
Che problemi affronta in questi casi?
«Un bambino cresce e si chiede: chi sono? E cerca la risposta anche nei suoi genitori. Ma se la figura paterna si confonde... Non è come non avere un padre: è che scopri che tuo padre è uno sconosciuto, che ha donato il seme per soldi, è uno sperma anonimo. E allora vai in crisi, non sai di chi sei figlio davvero».


La legge può fare qualcosa?
«La legge italiana che proibisce l’eterologa tutela proprio i minori, nella loro identità familiare. Il problema è: che ne sarà di questi figli in provetta? Il rischio è una grande infelicità».

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