«Così si fa il gioco di Prodi Il protagonismo ha un limite: la compattezza della Cdl»

La Loggia: se ci sono divergenze parliamone in camera caritatis e non sui giornali. Serve compattezza per fare uscire le contraddizioni dell’Unione

Fabrizio de Feo

da Roma

Senatore Enrico La Loggia, il tormentone estivo dell’allargamento della maggioranza continua. Non teme che l’elettorato del centrodestra possa uscirne un po’ disorientato?
«Noto che c’è una contraddittorietà di comportamenti. Nel momento in cui bisognerebbe dimostrare il massimo di compattezza per fare uscire allo scoperto le contraddizioni dell’Unione ci si muove un po’ in ordine sparso».
L’Udc rivendica una «sensibilità» diversa rispetto agli alleati.
«Tutto ciò che porta a evidenziare differenze di posizioni al nostro interno è, in questa fase, un indiretto vantaggio che si dà all’attuale maggioranza. Comprendo l’esigenza di rafforzare ciascuno il proprio partito ma a condizione che la strategia sia comune».
A settembre ci sarà il banco di prova della Finanziaria. Meglio il muro contro muro o una opposizione più «intelligente»?
«Io credo sia indispensabile la linea della chiarezza. E ritengo che noi dovremmo presentare una vera e propria Finanziaria alternativa che rappresenti un filo di continuità con quanto realizzato nella scorsa legislatura. D’altra parte coloro che definivano fino a pochi mesi fa devastanti le nostre politiche economiche ora si ritrovano in tasca i frutti del nostro lavoro con l’aumento delle entrate fiscali».
Cosa si prova ad aver lasciato un’eredità di questo tipo al nuovo governo piuttosto che il buco di bilancio lasciato dal governo Amato?
«Le emozioni sono contrastanti. Da un lato fa piacere vedere i dati delle entrate fiscali e la revisione al rialzo della stima del Pil. Dall’altro fa rabbia pensare che la ripresa sia gestita da altri. Oltretutto visto che il protagonista è Visco, che vuole puntare ai polpacci della classe produttiva questo potrebbe portare a una rapida inversione di tendenza rispetto alla ripresa determinata da noi».
Molti temono che la «diversità centrista» possa condurre ad approdi diversi dal bipolarismo attuale. Lei ci crede?
«Io so che c’è un limite invalicabile al protagonismo dei singoli leader che è quello della compattezza della Cdl. Per questo gli atteggiamenti di taluno mi sono sembrati contraddittori e controproducenti rispetto a quell’obiettivo. Se poi gli obiettivi sono altri non sono ancora stati confessati».
Lei crede che l’obiettivo di tutta la Cdl sia quello di tornare al voto prima possibile?
«Sarebbe la cosa più giusta da fare piuttosto che perdersi nella discussione sui governi tecnici e sulle grandi intese che trovo fuori tempo e fuori contesto. L’obiettivo è quello della compattezza. Se poi ci sono divergenze sul piano tattico se ne discuta tra noi in camera caritatis e non sui giornali».
Si è aperta la questione della leadership nel centrodestra?
«C’è un leader dentro il centrodestra: è il fondatore della Cdl, colui che ha consentito un recupero a cui forse solo noi credevamo. Con un leader indiscusso che gode del consenso di un quarto degli italiani, rimettere tutto in discussione denuncia limiti nella capacità di analisi. Io mi auguro che Berlusconi resti il nostro leader per altri dieci o venti anni».
Nel frattempo sembra essere ripartito il dibattito sulla legge elettorale.
«L’attuale legge elettorale è migliore rispetto alla precedente ma ha dimostrato alcuni limiti.

Lavoriamo su quei limiti, come ad esempio il premio di maggioranza al Senato o l’indicazione più chiara del candidato premier. Io ritengo che si possa inserire una sorta di lista nazionale di coalizione per una percentuale minima di seggi che serva a tenere più unite le coalizioni. Un modo per ancorarci al bipolarismo».

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