Milano - Nel curriculum ha tutto: laurea in scienze della comunicazione, Erasmus alla Sorbona, studi di recitazione, teatro, pubblicità. Livio Beshir («con la e, per favore...») ha il cognome straniero e l’accento romano, è nato 32 anni fa a Paliano, provincia di Frosinone, da mamma italiana e papà egiziano (con cittadinanza americana). È il primo annunciatore della Rai. Il primo maschio del mestiere. Ha cominciato ieri, su Rai Due.
Tutti aspettano di sentire il suo «buonasera». L’ha già detto?
«Per la verità il mio primo annuncio è andato in onda alle sei e quarantacinque del mattino. E il secondo alle due meno un quarto di pomeriggio».
Non dica che non saluta mai col «buonasera»...
«Sì sì. Dal lunedì al venerdì abbiamo cinque turni e ce n’è uno alle 18. Poi alle 21 e all’una di notte. Quindi capiterà».
Insomma è impegnato tutto il giorno?
«Mi alterno con Natasha, la mia collega. Sabato abbiamo registrato 15 annunci a testa».
Com’è stato il primo annuncio?
«Ho visto quello del primo pomeriggio. Mi sono sbirciato da uno studio di Saxa Rubra».
Che impressione si è fatto?
«Ci hanno detto di essere il più spontanei possibile. Ma sono ancora un po’ impacciato».
Che cosa pensa quando la chiamano «signorino buonasera»?
«Be’ dico anche buongiorno, buon pomeriggio... È un po’ anacronistico, anche per le mie colleghe. Ma capisco che piaccia, c’è tutta una storia dietro».
Il nomignolo la diverte?
«Sì, mi fa ridere. Ma credo che prima o poi il pubblico si abituerà al concetto di “annunciatore”. O “testimonial di rete”. Comunque non mi dispiace».
Qualche idolo del settore?
«Non si possono dimenticare la classe della Orsomando, la sensualità della Cannuli o la bellezza della Elmi».
È un mondo che la attirava?
«Non ci pensavo proprio. La mia passione è la recitazione. Poi mi sono avvicinato alla tv con Rai Futura: un esperimento come conduttore e autore».
E come ha deciso di partecipare alle selezioni da annunciatore?
«Non lo sapevo. Mi hanno chiamato per un provino, senza specificare il motivo. Eravamo cento».
Tutti uomini?
«Sì. Ci hanno anche fatto improvvisare un annuncio».
E che cosa ha annunciato?
«Ricominciare di Alda D’Eusanio. Dopo una settimana mi hanno chiamato per una selezione più ristretta, dicendomi che era per fare l’annunciatore. Ero incredulo».
E poi?
«Un altro provino. Poi mi hanno detto che Rai Due voleva farmi il contratto».
Reazione?
«Sono emozionato ancora adesso. L’altro giorno un tecnico mi ha gridato: “Ehi, ma sai che tu passerai alla storia? Sei il primo annunciatore della Rai”. Mi ha un po’ destabilizzato».
Quante prove prima di azzeccare l’annuncio?
«Papere ne sono capitate, sorrisi impacciati. Servono i tempi giusti, l’enfasi adatta. Pian pian prenderò confidenza».
Sa che un suo quasi collega sardo ha fatto una lunga battaglia per diventare «signorino buonasera»?
«L’ho scoperto dopo essere stato scelto».
Come mai proprio lei?
«Credo perché comunico in un certo modo attraverso la telecamera. Non certo perché ho la laurea e il master. Qualcuno mi ha chiesto se, dopo tante esperienze, non sia riduttivo fare l’annunciatore».
Lo trova riduttivo?
«Certo che no».
È vero che è apparso in un videoclip di Bon Jovi?
«Una parte piccolissima. Baciavo una ragazza e lanciavo una monetina nella Fontana di Trevi».
La parte più difficile del nuovo lavoro?
«Gli autori ci suggeriscono la pronuncia di certe parole straniere, ma nessun esercizio di respirazione... Bisogna essere se stessi: semplici, giovani, magari con la dizione imperfetta».
Non si è emozionato?
«Per carità. Altroché».
Che
cosa si aspetta?«Lo choc della gente. Che è legittimo...»
E per sé?
«Continuare con le mie passioni, la recitazione, la scrittura. E magari un programma su Rai Due, in seconda serata».
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