Così Tronchetti userà il tesoretto Telecom

da Milano

La nuova Pirelli, senza più Telecom, tornerà all’antico. In casa tutti gli pneumatici, forse un pezzetto di immobili in più, zero debiti e una cedola ricca, ricchissima per gli azionisti. Il secondo passo, eventuale, è un rafforzamento di Marco Tronchetti Provera. Nulla è ancora stabilito alla Bicocca, ma queste dovrebbero essere le linee guida.
I tempi. È tutto subordinato all’incasso dei 3,3 miliardi in arrivo dalla Newco che compra il pacchetto di Pirelli in Telecom. Indipendentemente delle autorizzazioni brasiliane, ancora da ottenere, il limite è il 15 novembre. Una volta incassato l’assegno, Tronchetti dovrà attendere almeno due mesi per le necessarie assemblee straordinarie. Il tempo gioca a favore della Pirelli e tra poco vedremo perché.
Cuore di gomma. Un terzo dell’assegno, intorno al miliardo di euro, potrà essere utilizzato per ricomprare dalle banche la quota (pari al 39%) degli pneumatici, ceduta un anno fa. Tronchetti ha due assi nella manica, entrambi legati al tempo. Il primo nasce dalle condizioni di mercato: oggi chi ha liquidità ha il coltello dalla parte del manico, non c’è più il danaro facile di sei mesi fa. Il secondo vantaggio è che il consorzio delle banche che ha in mano il 39% della Pirelli Tyre oggi non riuscirebbe a piazzarla sul mercato con facilità. Il ciclo economico (che molto influenza il settore) è in ribasso e i concorrenti di Pirelli hanno visto le proprie quotazioni ridimensionarsi. Uno studio dei Intermonte stima in 1,1 miliardi il costo (con un sconto del 5%) dell’operazione. Ma c’è da giurare che Tronchetti punterà a pagare molto meno. Anche perché sempre con questa fetta dell’incasso non è da escludere un nuovo ritocco all’insù nella partecipazione in Pirelli Re.
Divide et impera. Un altro terzo dell’incasso verrà invece restituito ai soci attraverso un dividendo straordinario. Per esso sono necessarie le autorizzazioni delle assemblee straordinarie e dunque se ne riparla nel 2008. Il dividendo non esclude il riacquisto di azioni proprie. Anche se, a differenza del primo, esso può andare deserto: tutto sta a vedere dove viene messa l’asticella del riacquisto. E le convenienze dell’azionista di maggioranza in funzione dell’andamento di Borsa del titolo. Il buy back rafforzerebbe la presa del patto di sindacato che governa Pirelli, ma non ce n’è bisogno. La Camfin (la scatola di Tronchetti a monte) ha il 25,5% di Pirelli a cui sommare opzioni per lo 0,85% in scadenza a dicembre di quest’anno. Se a questa quota si somma il 2,5% in mano ai Moratti (fedelissimi di Tronchetti) si ha comunque la maggioranza del patto di sindacato di Pirelli. Il mix dividendo-riacquisto sarà con tutta probabilità deciso in funzione delle condizioni del titolo tra tre mesi.
Senza debiti. L’ultimo terzo dei 3,3 miliardi verrà utilizzato per ridurre a zero le passività corporate. In più ci sono almeno ulteriori 350 milioni da mettere sul piatto se si dovesse presentare qualche affare: sono l’1,36 per cento di Telecom che resta in portafoglio a Tronchetti. Su un piano superiore, quello di Camfin, arriveranno invece le risorse del dividendo straordinario. Insieme alla recente risistemazione delle partecipazioni, si crea una riserva per possibili ulteriori acquisti di titoli Pirelli.

In ballo c’è la quota in mano a Ras-Allianz che sarebbe for sale.
La reazione della Borsa a questa manovra dipenderà dalla fiducia che riconoscerà a Tronchetti. Oggi Pirelli, come molte altre holding, quota a sconto rispetto al valore delle sue parti.

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