Si deve cominciare con le parole. Il termine gay proviene dal provenzale gai («allegro») e dallitaliano «gaio». Quando entrò nel lessico settecentesco inglese assunse il significato peggiorativo di «dissoluto», «anticonformista». Il secolo successivo fu più severo, anche linguisticamente: gay man era un depravato mentre gay woman stava a indicare più o meno una prostituta. Il nesso gay-omosessuale nacque in America attorno al 1920. La parola gergale venne quindi recuperata per affermare unidentità. Ma questa, non si fa largo se non dopo la metà dellOttocento. Queste le essenziali precisazioni che fa Paolo Zanotti, ricercatore universitario, nel documentatissimo e per nulla fazioso (o propagandistico) libro intitolato Gay (Fazi, pagg. 244, euro 14). Lo studio, con continui rimandi storico-letterari, spazza via molti luoghi comuni e aiuta a capire un fenomeno del quale oggi si parla sempre più frequentemente, anche in Parlamento.
Il primo grande luogo comune è quello che rimanda ai costumi dellantica Grecia. Le attività omoerotiche nellAtene del IV secolo a.C. erano effettivamente molto diffuse. Platone dice nel Simposio che «lindole ardita e maschia e virile» predilige ciò che le è più simile: uomo, dunque, e non femmina. I greci si riferivano al rapporto tra uomo e ragazzo, collocando il soggetto passivo (fanciullo) nella sua età di «transizione». Disapprovavano solo le situazioni in cui il ruolo passivo toccava alladulto. La loro interpretazione dei sogni (quella di Artemidoro di Daldi) chiariva il nesso tra sesso e vita pubblica. Per esempio se si sognava eroticamente la propria madre significava una carriera di successo. La madre, del resto, era il simbolo della città. Imperava lidea che solo il soggetto attivo provasse piacere, mentre al ragazzo era vivamente suggerito manifestare ammirazione (se le donne ricavassero piacere era assolutamente irrilevante). Lomosessuale non aveva una vera e propria identità, intesa come genere separato, inquantoché lavere rapporti in forma attiva con uomini era la norma. Lessere invece passivi significava non tanto patologia, ma certamente era sinonimo di «bancarotta sociale».
Gli ebrei - e a questo punto non si può non pensare a Sodoma - consideravano negativa lomosessualità, ma in nome di un altro principio, ossia la distinzione tra sesso attivo e non. Non cerano crociate contro i gay di allora, anche perché lAntico Testamento non ha chiari pronunciamenti al riguardo: li avrà, molto dopo, San Paolo. Nel Vangelo di Marco si legge poi che gli abitanti di Sodoma sono da condannare non per la lussuria quanto per la violazione di certe regole sociali, in primis lospitalità. Il termine «sodomia» avrà una forte e drammatica connotazione nel Medioevo.
La Firenze del Rinascimento assomigliava assai ad Atene. La città del Brunelleschi era notissima in Europa come centro sodomita. Non a caso nella lingua tedesca florinzen significava sodomizzare. E a Genova vigeva la raccomandazione di non assumere per i ragazzi maestri toscani. Il fenomeno era così diffuso che nel 1432 a Firenze venne istituita la nuova magistratura degli Ufficiali di Notte (caso unico in Europa), incaricati di investigare su quel genere di vizio. Secondo certi studi alletà di trentanni la metà degli uomini fiorentini era denunciata almeno una volta per sodomia. Il costume omosessuale aveva un pendant nella letteratura. Se si legge Poliziano, autore del primo testo teatrale profano della letteratura italiana (Fabula di Orfeo) si comprende come lamore maschile venisse considerato elevato: «...ciascun fugga el feminil consorzio».
Con letà della borghesia vediamo nascere a Londra e ad Amsterdam le prime subculture omosessuali. Gli uomini con gusti particolari venivano chiamati, in Inghilterra, mollies, e si ritrovavano nelle molly houses. «Molly» deriva dal latino mollis (effeminato). Ma Molly è anche il nome femminile per indicare la prostituta. In Italia «checca» deriva dal vezzeggiativo di Francesca. La condanna dura viene con letà Vittoriana, e il sesso si distacca dallatto vero e proprio per indicare un modo di porsi. La donna è condannata allinferiorità («lei è il suo sesso e a esso si riduce», scriveva lo svizzero Tossot). Luomo, in quanto tale, non viene ricondotto al sesso: ha una sua sessualità solo allo scopo di controllarla, «formare il suo carattere e guadagnarsi lagognata identità virile».
Il resto è storia di oggi.
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