Costo del lavoro, il governo cede ai sindacati

Nuova vittoria per Cgil, Cisl e Uil dopo le pensioni: le misure saranno selettive, ma sui criteri è ancora mistero. Confindustria fredda, no di piccole imprese e Confesercenti

Antonio Signorini

da Roma

La Finanziaria continua a inciampare sui no della sinistra radicale, con i comunisti italiani che arrivano a chiedere un vertice di governo per evitare sorprese durante l’iter parlamentare. Per il momento la sorpresa l’hanno avuta solo le imprese che si sono viste sottrarre un pezzo di taglio del cuneo fiscale. La Finanziaria, come previsto, nel 2007 ridurrà di 5 punti il cuneo, cioè la differenza tra il costo del lavoro per l’azienda e quanto il dipendente si mette in tasca. I benefici, però, andranno per il 60% i datori e per il 40% ai lavoratori e non, come sembrava, per due terzi alle imprese e per un terzo ai dipendenti. La novità è emersa ieri all’incontro tra governo e parti sociali che era stato convocato proprio per discutere della principale misura contenuta nella Finanziaria 2007. Da sola, la riduzione del cuneo impegnerà nove miliardi dei 15 che il governo intende destinare allo sviluppo. Il taglio sarà selettivo, nel senso che non sarà dato a tutti, ma per il momento non si conoscono i criteri. Il beneficio premierà il lavoro a tempo indeterminato, ha sottolineato il ministro del Lavoro Cesare Damiano. Ma per il resto ancora non è stato deciso nulla. E proprio per questo i sindacati, che con il cuneo hanno incassato una seconda importante vittoria dopo quella sulle pensioni, per il momento hanno sospeso il giudizio.
«Non vogliamo avere sorprese all’ultimo momento. Se il governo ci fa trovare davanti a fatti compiuti il nostro giudizio sarà di altro segno», è stato l’avvertimento del segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani. Ancora più diffidente il leader della Uil Luigi Angeletti («temo - ha spiegato - che ci siano elementi che tendono a distribuire questi elementi» ad altre categorie) mentre il segretario della Cisl Raffaele Bonanni incassa il risultato della nuova ripartizione lavoratori-imprese («è una boccata d’ossigeno per i dipendenti») e rilancia chiedendo altre misure per lo sviluppo, in particolare per il Sud. Renata Polverini leader dell’Ugl chiede di dedicare risorse anche alla sicurezza nel lavoro. Il timore dei sindacati è che la parte di taglio dedicata ai lavoratori sia concentrata sull’Irpef. In quel caso i benefici andrebbero anche ai lavoratori autonomi e questo a Cgil, Cisl e Uil non va perché si ridurrebbe il guadagno in busta paga che Angeletti ha quantificato in 20-30 euro al mese. Delusione anche per le mancate rassicurazioni del governo su casi Telecom e Autostrade, oltre che Alitalia e Fs.
Sul fronte delle aziende, il presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo si è limitato a dire che «il cuneo è un punto fondamentale per la competitività del sistema Italia», mentre i piccoli hanno fatto sentire il loro no, con Confesercenti che ha osservato come questa misura lascerà fuori il 70% delle imprese italiane e Confartigianato che ha proposto di tenere fuori dai benefici i monopolisti. I commercianti si sono concentrati sul fronte fiscale e hanno accettato la revisione degli studi di settore «a patto che non diventino un Bancomat», ha avvertito la Confcommercio.
Con il sostegno di Cgil, Cisl e Uil e di Confindustria, il governo non dovrebbe avere sorprese sul fronte delle parti sociali. Ancora problematica, invece, la partita politica, con la sinistra radicale ferma sulla trincea per far scendere la manovra sotto i 30 miliardi.

Il segretario del Pdci Oliviero Diliberto ieri ha chiesto un vertice governo-maggioranza con Romano Prodi perché, ha avvertito, non si può andare all’esame del Parlamento «senza rete». Un messaggio efficace. Soprattutto in un giorno in cui la maggioranza ha perso due votazioni in Senato.

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