Cremonini cresce e vola dal pop d’autore a Johnny Cash

Tutto esaurito all’Alcatraz di Milano per il debutto. Solidi arrangiamenti rock e il classico "Folsom Prison Blues" acustico

Cremonini cresce e vola dal pop d’autore a Johnny Cash

È partito con le canzoncine teenageriali dei Lunapop come 50 special ed è approdato alla fosca Folsom Prison Blues di Johnny Cash (cantata in versione acustica con il fedele bassista «Ballo», l’altro reduce dei Lunapop). La maturazione artistica di Cesare Cremonini (evidenziata anche dal precedente album Maggese) è un processo costantemente in fieri, e per questo fa perdere la testa a legioni di fan, e si fa apprezzare anche da chi - come noi - non è vicino a lui né per età né per gusti musicali. Ma Cremonini, piccola star che non ha perso l’aria e l’entusiasmo del bravo ragazzo di provincia, gioca la carta della semplicità e apre - all’Alcatraz di Milano - con un convincente show a tutto ritmo (applaudito anche da Valentino Rossi) il suo «Primo tour sulla Luna», sulla scia del successo del cd Il primo bacio sulla Luna.

Passato indenne dalla melassa e dalla sbornia commerciale dei Lunapop, Cremonini impone oggi la sua vena cantautorale divertente e divertita, giovane ma non troppo giovanilistica, ricca di riferimenti ma discretamente personale. Il concerto è all’insegna del rock, molto elettrico e piuttosto tosto; i brani rivisitati con una più complessa articolazione, più duri in un ottimo intreccio tra ritmo e melodia (da Louise a Le tue parole fanno male, da Qualcosa di grande a Il pagliaccio passando per le nuove versioni di Zapping e 50 special che, rinvigorita e riarmonizzata, acquista una dignità adulta) grazie alla complicità dei fiati di Phil Drummy, delle tastiere di Michele Guidi e Giovanni Guerretti, delle quattro coriste e del resto della band. Sorprendente la lettura di Folsom Prison Blues con Ballo al canto.

Se i punti di riferimento di Cremonini son questi siamo tranquilli per il futuro. Una gioiosa - ma non banale - celebrazione di un gustoso pop rock all’italiana che fa ben sperare per il futuro. Se tutti i reduci delle boyband fossero così...

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