Cronache

Cresce l’esercito di vu’ cumprà che assediano strade e portoni

Cresce l’esercito di vu’ cumprà che assediano strade e portoni

Borse della spesa che impacciano, chiavi che non si trovano o che stentano ad entrare nella serratura del portone e un extracomunitario che si materializza alle nostre spalle, implorandoci di acquistare un accendino o un pacchetto di fazzoletti. Scene consuete in tutti i quartieri genovesi. E non mancano le lamentele. «Ieri mattina - spiega una signora residente in viale Brigata Bisagno - ero carica di pacchi e avevo appena tirato fuori le chiavi per entrare, quando ho avvertito un respiro sul collo che mi ha spaventata. Era un giovane immigrato che, approfittando del fatto che non potevo scantonare, mi aveva bloccata davanti al portone, mostrandomi tutta la mercanzia. Non avendo intenzione di tirare fuori il portafoglio, gli ho risposto che non mi serviva niente e lui mi ha implorato di dargli almeno un euro per mangiare e poi ha ripetuto la stessa scena con gli altri passanti. Non ho niente contro questi poveretti, ma sono sempre più numerosi e assillanti». In effetti, è sempre più frequente imbattersi in ragazzini che offrono i loro articoli e il sottoscritto è stato fermato tre volte nel tratto compreso tra corso Buenos Aires, via Santa Zita e viale Brigate Partigiane. E due volte dallo stesso venditore. Anche di domenica la situazione non cambia, con l'aggravante dell'aumento d'insistenza, ai danni di chi passeggia nella città semideserta.
«Qualche volta avrei anche preso qualcosa da loro - spiega un pensionato di San Fruttuoso - ma ho sempre rifiutato di acquistare dei semplici fazzoletti perché la cifra richiesta era superiore a quella dei supermercati». E il problema era già emerso nelle inchieste della scorsa estate, dato che i bagnanti avevano criticato il prezzo dei teli da spiaggia, offerti dagli ambulanti, che oscillava tra i 15 e i 20 euro ed era quasi il doppio dei mercati. Un'altra lamentela, specie tra gli anziani, si riferisce alla reazione scomposta di chi non riesce a vendere. «Mi trovavo in via Rivale alla Foce - racconta la signora Francesca - e in quella strada i marciapiedi fanno pena, tanto sono stretti e pieni di buche. Non potevo correre, per paura di cadere, e mi sono trovata di fronte un ragazzo che vendeva calze, accendini e fazzoletti. Al mio cortese rifiuto ha risposto in modo incomprensibile, probabilmente in arabo, ma dal tono e dallo sguardo si capiva che non mi stava riempiendo di complimenti. Gli ho fatto notare che non doveva minacciarmi e, sorpreso dalla mia reazione, ha cambiato strada. Ma la cosa sta diventando insopportabile; se uno di loro mi spintonasse, cadrei a terra con conseguenze rovinose. Noi anziani abbiamo bisogno di più controlli in strada e spesso non si vede nemmeno un vigile». Anche dai giovani arrivano critiche che puntano il dito su una situazione precaria e potenzialmente pericolosa. «Non capisco come si possa definire la vendita di queste mercanzie un vero lavoro - spiega Antonio, rappresentante di commercio - se si autorizzasse uno straniero onesto ad aprire un'attività commerciale sarei certamente d'accordo, ma questa situazione è assurda. Inoltre, nessuno può sapere se, frustrati da tanti rifiuti, prima o poi reagiranno male, con conseguenze imprevedibili».

Tra le contromisure da adottare, molti incoraggiano le forze di polizia a continuare a contrastare la diffusione di merci contraffatte, la vendita senza licenza e a proseguire la chiusura di magazzini e scantinati, dati in affitto a costi esorbitanti.

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