Roma

Cresce lo sgomento per la sentenza di appena 3 anni al pirata assassino

CITTÀ OFFESA Schiuma parla di un senso d’impotenza diffuso e al ministero della Giustizia chiede di mandare gli ispettori

Un’ondata d’indignazione dall’impatto dirompente. A sollevarla in tutta la sua furia sono stati i tre anni di condanna per omicidio colposo inflitti a Daniel Dan Serban, il romeno altrimenti conosciuto per avere imboccato la Prenestina contromano, a bordo di un’auto rubata, completamente ubriaco, travolgendo e uccidendo Marco Picano, e ferendo la fidanzata, Cinzia, per poi fuggire a piedi e rifugiarsi in un bar a tracannare l’ennesima birra. Una pena così striminzita è apparsa smisuratamente piccola rispetto alla tragedia avvenuta il 7 febbraio scorso. Da qui tutta una serie di dichiarazioni cariche di sconforto e di riprovazione da parte di esponenti del mondo politico.
Tra questi anche Francesco Storace, che sceglie di riversare sul suo blog il proprio dissenso: «Nelle aule di tribunale è scritto che la legge è uguale per tutti e poi ecco che assistiamo a questo spettacolo deplorevole - scrive il capogruppo de La Destra in Campidoglio - mentre a Lucca una persona viene condannata a un anno e dieci mesi per uno sputo a un avversario politico, qui una vita umana vale solo tre anni. I carabinieri che lo salvarono dal linciaggio delle persone che lo avevano riconosciuto sono stati troppo buoni. Se lo avessero lasciato alla folla, magari 3 anni di ospedale se li faceva pure». Parole dure.
E un concetto che, in sostanza, va a braccetto con quanto espresso il giorno della sentenza da Ugo Cassone, vicepresidente della commissione Politiche sociali al Comune, che martedì sera aveva così commentato la decisione presa dal giudice: «Continuano le sentenze discutibili da parte della magistratura. Dopo il caso Sandri, che ci ha lasciati decisamente interdetti, Roma ha subito un’altra grave umiliazione».
Dal canto suo, il senatore De Lillo (Pdl) cerca di essere pragmatico e pensa al da farsi: «L’ennesima sentenza su un omicidio da parte di un ubriaco alla guida, con una condanna di solo tre anni, ci esorta ad approvare al più presto anche in Senato le nuove norme sulla sicurezza stradale che prevedono fino a quindici anni di detenzione per questo tipo di crimini. Ai cittadini bisogna dimostrare che lo Stato c’è, soprattutto nella difesa del primo dei diritti di ognuno di noi, il diritto alla vita».
Sulla questione è intervenuto poi Samuele Piccolo che, senza mezzi termini, ha parlato di «sentenza allucinante». «Tre anni di galera a un delinquente che ha stroncato la vita di una persona così giovane non sono niente - ha tuonato il vicepresidente del consiglio comunale -. Si tratta di una sentenza difficile da comprendere per il cittadino comune e che non aiuta a reprimere certi reati. Nella capitale, in appena pochi anni, la lista delle persone assassinate da automobilisti ubriachi, drogati o altro, si è drammaticamente allungata. Penso ai due fidanzatini travolti sulla via Nomentana, o alle due turiste irlandesi rimaste sull’asfalto del lungotevere all’altezza di Castel Sant’Angelo, o a tutte quelle persone falciate alla fermata del bus a Fiumicino». Infine, Fabio Sabbatani Schiuma, del Movimento per l’Italia: «Alemanno chieda al ministero della Giustizia di mandare gli ispettori per questa sentenza vergognosa, altrimenti sarà dura salvare dal linciaggio il prossimo delinquente che si ubriaca, ammazza e poi invece di prestare soccorso, va a bere un’altra birra. La città è offesa.

E fra la gente c’è un senso d’impotenza che è difficile da mandare giù».

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