Nel giorno in cui la Commissione europea dà il via libera alla «stretta» sui debiti pubblici, che se approvata potrebbe costare all’Italia fino a 40 miliardi di euro, Giulio Tremonti presenta al Consiglio dei ministri le stime di crescita e di finanza pubblica dell’Italia per il 2010 e gli anni successivi. La Dfp (decisione di finanza pubblica, che sostituisce il vecchio Dpef) ipotizza una crescita dell’1,2% alla fine di quest’anno.É una cifra migliore delle stime più recenti; ma per il 2011 la previsione scende all’1,3% contro l’1,5% precedente. Nel 2012 e 2013, l’economia dovrebbe crescere rispettivamente dell’ 1,8% e del 2%. Alla Dfp farà seguito, nelle prossime settimane, la legge di stabilità, quella che fino allo scorso anno era la Finanziaria. «Sarà sostanzialmente tabellare, e di contenuto assai ristretto- afferma il documento- anche per evitare le drammatizzazioni del passato». Del resto, la sostanza è stata già approvata con la manovra estiva. I numeri della finanza pubblica, contenuti nel documento di 58 pagine approvato ieri a palazzo Chigi, non si discostano dalle stime precedenti. Il deficit di quest’anno è stimato al 5% del Pil, mentre dovrebbe calare al 3,9% nel 2011, e successivamente al 2,7% nel 2012 e 2,2% nel 2013. É il percorso di rientro concordato con Bruxelles. Aumenta invece il debito pubblico: toccherà il 118,5% del Pil alla fine di quest’anno, e crescerà ancora al 119,2% l’anno prossimo, per poi riprendere il «percorso di riduzione» nel 2012. Gli altri numeri: la pressione fiscale, «dopo il picco registrato nel 2009» al 43,2% del Pil, dovrebbe scendere quest’anno al 42,8% e al 42,4% nel 2011, per poi riprendere quota nel 2012, al 42,6%. L’inflazione media dovrebbe attestarsi all’1,6% quest’anno. La crisi economica si farà sentire sul mondo del lavoro: il tasso di disoccupazione salirà quest’anno all’8,7% dal 7,8% dell’anno passato, e resterà allo stesso livello nel 2011. Nel 2012, infine, la disoccupazione dovrebbe calare all’8,6%. Questo il quadro macroeconomico italiano su cui si innesta il dibattito sulla riforma del patto europeo di stabilità, necessaria ad evitare il ripetersi di «casi Grecia». Ieri la Commissione europea ha presentato le sue proposte, che ricalcano le anticipazioni dei giorni scorsi: nuove sanzioni per rafforzare la disciplina di bilancio, vincoli alla crescita della spesa pubblica, target annuali per la riduzione del debito eccessivo (riduzione di un ventesimo ogni anno). La riforma del patto costerà all’Italia «una somma molto significativa - spiega il commissario all’Economia Olli Rehn- perchè il livello del debito pubblico è molto elevato, ed è necessario ridurlo rapidamente per tornale a una crescita sostenibile. Incoraggio il governo italiano ad agire ». Le proposte verranno esaminate oggi e domani, sempre a Bruxelles, dai ministri delle Finanze e dai governatori delle banche centrali nella riunione «informale» dell’Ecofin. Le posizioni dei diversi Paesi, si sa, sono lontane. La cancelliera tedesca Angela Merkel, che guida il partito del «rigore», chiede che vengano cambiati i Trattati per affrontare con regole nuove eventuali crisi nell’area dell’euro. «Siamo a favore del livello più elevato di automatismi nelle sanzioni», ha detto la Merkel, riconoscendo tuttavia che si tratterà di negoziati «molto duri».
All’Ecofin si discuterà anche di eventuali sanzioni nei confronti delle agenzie di rating che bocciano il debito degli Stati sulla base di valutazioni sbagliate. Anche il Fondo monetario pensa che le agenzie di rating abbiano contribuito all’instabilità finanziaria.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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