Crescita all’1,2%, ma ora arriva la stangata Ue

Le nuove stime del governo. Deficit stabile al 5%, ma debito in aumento al 118,5% del Pil. Inflazione sotto controllo e disoccupazione all’8,7% Bruxelles vara il pacchetto austerità: all’Italia potrebbe costare fino a 40 miliardi di euro. Oggi ne discute l’Ecofin

Crescita all’1,2%, ma ora arriva la stangata Ue

Nel giorno in cui la Com­missione europea dà il via li­bera alla «stretta» sui debiti pubblici, che se approvata po­trebbe costare all’Italia fino a 40 miliardi di euro, Giulio Tre­monti presenta al Consiglio dei ministri le stime di cresci­ta e di finanza pubblica del­­l’Italia per il 2010 e gli anni successivi. La Dfp (decisione di finanza pubblica, che sosti­tuisce il vecchio Dpef) ipotiz­za una crescita dell’1,2% alla fine di quest’anno.É una cifra migliore delle stime più re­centi; ma per il 2011 la previ­sione scende all’1,3% contro l’1,5% precedente. Nel 2012 e 2013, l’economia dovrebbe crescere rispettivamente del­l’ 1,8% e del 2%. Alla Dfp farà seguito, nelle prossime settimane, la legge di stabilità, quella che fino al­lo scorso anno era la Finanzia­ria. «Sarà sostanzialmente ta­bellare, e di contenuto assai ristretto- afferma il documen­to- anche per evitare le dram­matizzazioni del passato». Del resto, la sostanza è stata già approvata con la manovra estiva. I numeri della finanza pub­blica, contenuti nel documen­to di 58 pagine approvato ieri a palazzo Chigi, non si disco­stano dalle stime precedenti. Il deficit di quest’anno è sti­mato al 5% del Pil, mentre do­vrebbe calare al 3,9% nel 2011, e successivamente al 2,7% nel 2012 e 2,2% nel 2013. É il percorso di rientro concor­dato con Bruxelles. Aumenta invece il debito pubblico: toc­cherà il 118,5% del Pil alla fine di quest’anno, e crescerà an­cora al 119,2% l’anno prossi­mo, per poi riprendere il «per­corso di riduzione» nel 2012. Gli altri numeri: la pressio­ne fiscale, «dopo il picco regi­strato nel 2009» al 43,2% del Pil, dovrebbe scendere que­st’anno al 42,8% e al 42,4% nel 2011, per poi riprendere quo­ta nel 2012, al 42,6%. L’infla­zione media dovrebbe atte­starsi all’1,6% quest’anno. La crisi economica si farà sentire sul mondo del lavoro: il tasso di disoccupazione salirà que­st’anno all’8,7% dal 7,8% del­l’anno passato, e resterà allo stesso livello nel 2011. Nel 2012, infine, la disoccupazio­ne dovrebbe calare all’8,6%. Questo il quadro macroeco­n­omico italiano su cui si inne­sta il dibattito sulla riforma del patto europeo di stabilità, necessaria ad evitare il ripe­tersi di «casi Grecia». Ieri la Commissione europea ha presentato le sue proposte, che ricalcano le anticipazioni dei giorni scorsi: nuove san­zioni per rafforzare la discipli­na di bilancio, vincoli alla cre­scita della spesa pubblica, tar­get annuali per la riduzione del debito eccessivo (riduzio­ne di un ventesimo ogni an­no). La riforma del patto co­sterà all’Italia «una somma molto significativa - spiega il commissario all’Economia Olli Rehn- perchè il livello del debito pubblico è molto eleva­to, ed è necessario ridurlo ra­pidamente per tornale a una crescita sostenibile. Incorag­gio il governo italiano ad agi­re ». Le proposte verranno esa­minate oggi e domani, sem­pre a Bruxelles, dai ministri delle Finanze e dai governato­ri delle banche centrali nella riunione «informale» del­l’Ecofin. Le posizioni dei di­versi Paesi, si sa, sono lonta­ne. La cancelliera tedesca An­gela Merkel, che guida il parti­to del «rigore», chiede che vengano cambiati i Trattati per affrontare con regole nuo­ve e­ventuali crisi nell’area del­l’euro. «Siamo a favore del li­vello più elevato di automati­smi nelle sanzioni», ha detto la Merkel, riconoscendo tutta­via che si tratterà di negoziati «molto duri».

All’Ecofin si discuterà an­che di eventuali sanzioni nei confronti delle agenzie di ra­ti­ng che bocciano il debito de­gli Stati sulla base di valutazio­ni sbagliate. Anche il Fondo monetario pensa che le agen­zi­e di rating abbiano contribu­ito all’instabilità finanziaria.

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