Crescono salari e occupati In busta aumenti del 4,8%

L’Ocse: l’Italia fa meglio di Francia e Germania, il tasso dei senza-lavoro sceso al 7,7%. L’Istat: retribuzioni in aumento del 5,9% nell’industria

da Roma

Il tasso di disoccupazione in Italia scenderà quest’anno al 7,7%, ed al 7,6% nel 2007. La previsione dell’Ocse, contenuta nel «Rapporto sull’occupazione», mette il nostro Paese in una posizione migliore della media europea, in particolare rispetto a Francia e Germania. Rallenta invece la crescita degli occupati (+0,6% contro una media Ocse dell’1,3%). Secondo l’Istat, inoltre, le retribuzioni lorde dei dipendenti a tempo pieno sono cresciute del 4,8% nel primo trimestre di quest’anno: si tratta dell’aumento più elevato dal 1997. I sindacati sostengono tuttavia che l’incremento dei salari è falsato da alcuni contratti nazionali chiusi in ritardo - ad esempio i metalmeccanici - e andati in pagamento proprio all’inizio del 2006.
Aumentano i salari. L’incremento delle retribuzioni (+4,8% nei primi tre mesi di quest’anno) riguarda in particolare l’industria manifatturiera, con il 5,9%, mentre nei servizi le retribuzioni sono cresciute del 3,7%. L’Istat conferma che a trainare gli aumenti nel settore manifatturiero è stato il contratto dei metalmeccanici: i dati tengono anche conto degli aumenti aziendali e delle una tantum corrisposte per i ritardi dei contratti. «I salari restano a livello inferiore alla media europea», sostiene il segretario della Cisl Raffaele Bonanni. E infatti, aggiunge l’Ugl, gli incrementi salariali registrati dall’Ocse sono inferiori alla media.
Scarsa produttività. Fra i trenta membri dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo, sono in particolare Italia e Spagna ad accusare una bassa crescita della produttività del lavoro. Diverse le cause di questa situazione: gli oneri amministrativi, burocratici e fiscali che gravano sulle imprese, l’ancora modesta flessibilità del mercato del lavoro, la scarsa formazione e riqualificazione dei lavoratori. Nella media Ocse, la produttività è aumentata più delle retribuzioni: i salari reali sono cresciuti infatti dell’1,6% nel 2005 e si stima che aumenteranno dell’1,5% nel 2006 e dell’1,9% nel 2007. In Italia, le remunerazioni reali crescono sotto la media: lo 0,5% quest’anno, contro lo 0,6% del 2005, mentre nel 2007 dovrebbero aumentare dell’1%. In Belgio, Germania e Spagna, i salari effettivi hanno segnato una flessione, mentre nei Paesi nordici crescono a ritmi superiori al 2% l’anno. «L’andamento delle retribuzioni in Italia secondo i dati Istat e Ocse - commenta Maurizio Sacconi - è superiore all’inflazione ma inferiore alla produttività, e questo perchè si continua a difendere ottusamente un modello contrattuale centralizzato. Il mercato del lavoro poco inclusivo verso donne e giovani - aggiunge l’ex sottosegretario al Welfare - ci suggerisce di proseguire, e non di interrompere, la via della riforma Biagi».
Donne poco presenti. Soltanto in Corea, Messico e Turchia, fra i trenta Paesi «soci» dell’Ocse, le donne lavorano meno che in Italia. Il tasso di occupazione femminile nel nostro Paese è infatti pari (dati 2005) al 45,3% contro il 56,1% della media. Inoltre, poco meno di un terzo delle donne occupate (il 29,2%) lavora part time, contro il 5,3% degli uomini. In Italia non è favorita neppure l’occupazione dei giovani, degli ultracinquantenni e dei lavoratori a basso grado di professionalità. Quanto al lavoro a termine, cresce in misura significativa in soli quattro Paesi (Belgio, Italia, Olanda e Portogallo), ma si tratta di un’occupazione largamente «involontaria»: la maggior parte dei lavoratori temporanei dichiara infatti di preferire un’occupazione a tempo indeterminato.
Meno cuneo, più lavoro. Sulla base dell’esperienza fatta in alcuni Paesi, gli economisti dell’Ocse osservano che un forte taglio del cuneo fiscale può creare maggiore occupazione.

«Un taglio di 10 punti (il doppio rispetto alla promessa fatta da Romano Prodi agli industriali, ndr) - spiegano - ridurrebbe la disoccupazione del 2,8% nell’intera area Ocse, e farebbe aumentare il tasso di occupazione del 3,7%».

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