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La crisi Alitalia dà il turbo alle low cost

da Milano

Frasi di rito e atmosfera di attesa. Ieri sera Silvio Berlusconi ha detto: «Ora affronteremo la questione Alitalia, ci sono molti imprenditori interessati». Vanno poi segnalate le dichiarazioni di Giovanni Bazoli (Intesa Sanpaolo), al quale «non risultano» contatti del suo gruppo per Alitalia; e di Luca Cordero di Montezemolo, che ha ribadito la necessità di una «soluzione di mercato».
Quanto annaspi Alitalia si evince, a contrario, anche da quanto «volano» le altre compagnie nel nostro Paese, a cominciare dalle low cost. Ieri Ryanair, il più aggressivo dei vettori a basso costo, ha annunciato di aver raggiunto i 60 milioni di passeggeri trasportati da e per l’Italia in 10 anni. Non solo il nostro Paese è il secondo mercato per la compagnia irlandese, ma Ryanair - con 12,7 milioni di passeggeri in partenza e in arrivo negli aeroporti italiani nel 2007 e 14 attesi per il 2008 - è ampiamente la seconda compagnia operante in Italia, con un peso circa doppio rispetto alla seconda compagnia di bandiera italiana, Air One.


Dei vuoti di mercato di Alitalia approfitta anche EasyJet, la low cost inglese che conferma il suo sviluppo a Malpensa, dove entro gennaio 2009 baserà 15 aerei, con nuova occupazione per complessive 500 persone. Ieri ha presentato i dati del primo semestre (31 marzo): più 24% i ricavi e più 15% i passeggeri, anche se pesa il caro petrolio.

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