Crisi, la conta in parlamento L'unica maggioranza ampia è la grande ammucchiata

L’opposizione da sola non ha i numeri. Ecco le possibili formule, dal "governissimo" all’esecutivo di "responsabilità". Determinanti i malpancisti del Pdl

Crisi, la conta in parlamento L'unica maggioranza ampia  è la grande ammucchiata

Spinte e controspinte. Governo politico o tecnico, ammucchiata di unità nazionale, esecutivo di centrodestra allargato ai centristi o viceversa dominio delle opposizioni con la stampella dei malpancisti Pdl. Le formule possibili, almeno sulla carta, sono numerose e i numeri offrono diverse combinazioni, alcune cariche di suggestioni, altre realizzabili solo nel mondo asettico delle equazioni matematiche.
In pole position c’è un governo guidato da una personalità pesante come Mario Monti o, in alternativa, da Giuliano Amato. Ma quale esecutivo? C’è chi immagina un governissimo: i 210 voti del Pdl, sempre che l’emorragia degli ultimi giorni si arresti, si sommerebbero ai 200 del Pd (i 6 radicali obiettivamente devono essere collocati a parte). La nuova maggioranza avrebbe 410 voti e potrebbe stare in piedi senza aiuti. Ma potrebbe anche allargarsi ai 38 dell’Udc. E allora l’esecutivo arriverebbe a quota 448. La Grande coalizione, sperimentata con qualche variante in Germania, potrebbe crescere ulteriormente e diventare una sorta di governo di solidarietà nazionale. In sostanza tutti dentro, anche i 26 del Fli, i 4 dell’Mpa e 5 dell’Api, fino a quota 483. Fuori resterebbero spezzoni fluttuanti al confine fra Pdl e Pd più la Lega e l’Italia dei valori, partiti che non ne vogliono sapere, salvo clamorosi colpi di scena, di restare intrappolati nelle stanze di Palazzo Chigi. Ha senso un simile scenario?
Sì se si pensa alla drammatica situazione finanziaria, con lo spread a livelli inimmaginabili. Resta da capire cosa accadrebbe dalle parti del Pdl: Berlusconi vuole evitare la balcanizzazione del suo partito che, per qualche osservatore, è invece inarrestabile. In questa chiave l’ago della bilancia potrebbe essere rappresentato dai cosiddetti malpancisti, un’area inquieta per vocazione che calamita gli ex berlusconiani sempre più lontani del Cavaliere, come Roberto Antonione, Fabio Gava e Santo Versace. I malpancisti, a spanne una ventina, stanno lavorando per dare vita a un gruppo autonomo che avrebbe titolo per essere ricevuto al Quirinale e potrebbe inserirsi nelle trattative per la formazione del nuovo esecutivo, giocando di sponda con le sinistre. Così questa scheggia del Pdl finirebbe con il legittimare il ribaltone che a sinistra sognano da molti anni per celebrare finalmente l’agognato funerale del Cavaliere. Il pallottoliere aiuta a capire: ai 200 deputati del Pd e ai 38 dell’Udc si aggiungerebbero quelli dell’Idv, dell’Mpa e del Fli, una metà buona di quelli del Misto e appunto i transfughi ex azzurri. Questa maggioranza dovrebbe superare la fatidica quota 316 e posizionarsi intorno ai 335 consensi. Più che sufficienti per guidare il Paese da Palazzo Chigi. Ma dalle consultazioni potrebbe anche uscire il risultato opposto: un governo berlusconiano. In linea con i risultati delle ultime elezioni. Non con gli umori della Ue e del Fmi. Naturalmente a guidare il nuovo centrodestra, fragile come un cristallo, non sarebbe più il Cavaliere ma un personaggio emergente del Pdl come Angelino Alfano. E proprio sul nome di Alfano si potrebbe coagulare l’Udc. Forse è troppo tardi per costruire un esecutivo con questa forma, ma in teoria le cifre ci sono: il governo, naturalmente senza la Lega, potrebbe sfiorare i 330 consensi.
In ogni caso l’emergenza spread potrebbe rappresentare un alibi per molti deputati, di colori diversi, che vedono con terrore l’arrivo delle elezioni e la fine della legislatura. Per molti sarebbe l’addio ai privilegi della casta e un ruzzolone li riconsegnerebbe ai toni dimessi della vita normale, lontano dal palazzo assediato. Si potrebbe giungere, sempre escludendo Lega e Idv, a quota 549. L’istinto di sopravvivenza di tanti peones si coniugherebbe con la necessità di varare un pacchetto lacrime e sangue di misure economiche. Ma il presidente della Repubblica vuole fare pesto, prestissimo, proprio per rompere l’assedio dei mercati e per consegnare il nostro futuro agli elettori. Il governo avrà quasi sicuramente la testa di un tecnico e una base molto ampia, color arcobaleno. Il guinzaglio, nelle mani di Napolitano, sarà corto. Anzi, cortissimo. E toglie spazio ai cultori della fantapolitica; quelli che rovesciano tutti i ragionamenti fin qui svolti e immaginano prove di coalizione fra i partiti più defilati di questo travagliato momento: l’Italia dei Valori e la Lega.

Messi insieme, anche con la spinta del Terzo Polo, dei Radicali, dei Responsabili e di malpancisti vari, non andrebbero da nessuna parte. E boccheggerebbero sul filo dei 220 voti, lontano dall’orizzonte dell’autosufficienza. Il loro sarebbe il governo impossibile.

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