Crisi di panico, un flagello per 8 milioni di italiani

L'interessante studio su una delle malattie più diffuse e più taciute. L'identikit del paziente medio: donna, 35 anni, residente nelle grandi città

Attacchi di panico, un nemico in agguato per 8 milioni e 350 mila italiani. E la fotografia del paziente-tipo ritrae una donna, 35enne, impiegata, con diploma o laurea, residente in una grande città del centro-Nord.
A rivelare i dati e a tracciare l'identikit è un sondaggio dell'Istituto Swg di Trieste, commissionato dall'Ircap (Istituto di ricerca e cura sugli attacchi di panico) della Pio XI di Roma, diretto da Rosario Sorrentino, neurologo ed esperto della malattia.
Il panico in Italia attanaglia sul posto di lavoro, a scuola (18%), nei luoghi affollati e nei posti dove i pazienti hanno avuto la prima avvisaglia della malattia (13%). D'altro canto l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) lo aveva preannunciato: nel 2020 le malattie mentali saranno tra le più diffuse del pianeta, prima ancora di quelle cardiocircolatorie e dei tumori, al punto da rappresentare una vera e propria emergenza.
E in questo quadro, il panico allunga il passo. «Ciò che colpisce in questi dati - sottolinea Sorrentino - è che ancora oggi viene sottovalutata una malattia che, per le conseguenze che causa alla salute di chi ne viene colpito, è ancora considerata nella migliore delle ipotesi una sorta di capriccio o di invenzione, con ulteriore sofferenza da parte di chi è costretto a subire una vita piena di rinunce e in alcuni casi da incubo.

Sono dati allarmanti - prosegue il neurologo - che rispecchiano solo in parte la realtà. Molte persone sofferenti di attacchi di panico, infatti, si vergognano di ammetterlo in quanto delegittimati da un contesto culturale che, ancora oggi, non riconosce piena dignità ai malati».

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