La crisi in Regione? Tutto sospeso aspettando Lega e Pdl

La scialuppa di salvataggio per evitare le conseguenze della burrasca giudiziaria si chiama normalità. «Non è che Roberto non abbia mai avuto inchieste in questi diciassette anni... La cosa più importante è che la Regione funzioni e non si lasci paralizzare dai veti» ragiona un politico vicino a Formigoni. Il consiglio regionale è al lavoro per aggiungere al provvedimento sui Trasporti la legge Sviluppo, che se tutto fila liscio sarà approvata entro la prossima settimana in aula. Se infrastrutture, trasporti, apprendistato, banda larga, catasto del sottosuolo arriveranno in porto, il futuro del consiglio regionale sarà meno turbolento. Almeno a medio termine.
Pd, Idv e Sel protestano in piazza Duca d’Aosta, davanti al Pirellone, chiedendo le dimissioni del governatore e dell’intera assemblea regionale. «Formigoni, tempo scaduto» recita il volantino. Ma se è vero che la sinistra si agita per chiedere le elezioni e il voto subito, gli obiettivi sembrano legati agli esiti delle amministrative di primavera più che ad eventuali, ravvicinate elezioni regionali. E l’Udc mantiene una posizione costruttiva: le elezioni sono considerate una sciagura per l’economia lombarda, a causa della crisi e in vista dell’Expo.
«Noi andiamo avanti con una giunta che è stata scelta sulla base delle indicazioni dei cittadini e del voto democratico» ha detto il presidente della Regione commentando l’ipotesi di una giunta tecnica sul modello del governo Monti, che circola da tempo e che non sembra ancora del tutto tramontata. In ogni caso congelata fino a dopo le amministrative, quando saranno chiari i rapporti di forze tra Pdl e Lega. Se entrambi i partiti, correndo divisi, perderanno posizioni, un ricompattamento dell’alleanza sembra probabile, sia pure sotto nuove forme. E tra le ipotesi di rilancio si riaffaccerebbe anche la giunta tecnica.
Dicono fonti del Pdl che Formigoni avesse in mente un blitz, così da poter modificare la giunta grazie all’ingresso di tecnici e di alti burocrati regionali: portare al governo della Lombardia i direttori generali salverebbe i conti, evitando il proliferare di doppi stipendi. Ma l’ipotesi si è scontrata con il “no” della Lega, oltre che con la freddezza del Pdl e con la levata di scudi degli assessori regionali che hanno rinunciato a candidarsi per l’incompatibilità con gli incarichi di partito, ovvero Romano La Russa, Alessandro Colucci e Stefano Maullu. Prima delle amministrative uno scossone sarebbe difficilmente ammortizzato.


Negli ultimi tempi si è acceso un altro campanello di allarme, ovvero che Formigoni abbia ancora una volta obiettivi romani. E da quando si torna a ipotizzare il voto anticipato a Roma, il consiglio si è rimesso al lavoro per evitare lo stesso destino.

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