CRISTIANESIMO Tra storia e teologia

Un «Grande Atlante» e un «Grande Dizionario»: oltre duemila pagine che affrontano anche gli incontri (e gli scontri) con le altre religioni

CRISTIANESIMO Tra storia e teologia

Monumentali. Questa volta l’aggettivo non sembra esagerato. Sono davvero monumentali due recenti opere edite dalla UTET, entrambe dedicate alla religione cristiana: si tratta de Il Cristianesimo. Grande atlante (tre tomi di cm. 32,5x24, per complessive 1416 pagine), diretto da Giuseppe Alberigo, Giuseppe Ruggieri e Roberto Rusconi, e de Il Cristianesimo. Grande dizionario (due tomi di cm. 32,5x24, per complessive 806 pagine), realizzato da Piero Coda e Giovanni Filoramo. I tre volumi dell’Atlante sono intitolati nell’ordine: «Dalle origini alle chiese contemporanee», «Ordinamenti, gerarchie, pratiche» e «Le dottrine». Da queste 2200 dense pagine emerge un quadro completo della più diffusa religione del mondo, còlta nelle dimensioni storica, giuridica e dottrinale, senza che tuttavia venga trascurata la sua componente più squisitamente esperienziale (molto interessanti, a questo riguardo, le pagine in cui si parla della santità, della preghiera, del monachesimo, del pellegrinaggio, dell’attività caritativa e di altre componenti caratteristiche della multiforme vita del popolo cristiano).
Una prima segnalazione che si impone riguarda il fatto che gli autori hanno scelto di prestare attenzione sia alle varie confessioni cristiane sia alle altre grandi religioni che si sono storicamente incontrate e anche scontrate col cristianesimo. Si è detto «storicamente», e l’avverbio merita una particolare attenzione, come si evince dalle seguenti considerazioni che Alberigo sviluppa nella «Presentazione»: «Qui si manifesta tutta la fecondità dell’insistenza di Chenu nel richiamare al fondamentale statuto storico del cristianesimo, che non è un sistema di verità astratte e intemporali, ma lo svolgersi nel tempo della salvezza guadagnata sulla croce da Gesù di Nazareth. Pertanto la modalità conoscitiva razionale più adeguata appare proprio quella della scienza storica che, malgrado i suoi limiti, possiede un’omogeneità costitutiva con lo statuto storico del cristianesimo».
Certo, una volta affermato il profondo e fecondo legame fra messaggio cristiano e divenire storico, rimane da affrontare il grande problema di come interpretare la storia del cristianesimo: a questo riguardo Alberigo non nasconde le sue note convinzioni che gli fanno considerare «mirabile» lo «sforzo architettonico» prodotto dal cristianesimo per costruire «la cristianità», ma che glielo fanno pure considerare vittima di «una progressiva ideologizzazione», che lo ha condotto «dalla fase creativa alla stagione della conservazione». Seguendo questa linea interpretativa, Alberigo valorizza al massimo la portata del Concilio Vaticano II, visto come decisivo momento di svolta e di aggiornamento; e tuttavia mette le mani avanti, dal momento che, come è noto, sull’interpretazione del Vaticano II quale «inizio» di una nuova era sono stati sollevati vari dubbi: «La presa di coscienza - scrive Alberigo - e la valorizzazione di questo grandioso moto di rinnovamento della vita cristiana non vuole certo prescindere dall’accumulo secolare di riflessione prodotto lungo la sua storia».
Proprio queste considerazioni introducono una questione assai importante: quella del ruolo del sapere teologico nella ricostruzione della religione cristiana, che non può esaurirsi esclusivamente all’interno di una lettura storica. Spiegano chiaramente questo aspetto il teologo Piero Coda e lo storico Giovanni Filoramo, coautori del Grande Dizionario, i quali presentano il loro lavoro nei termini seguenti: «Proprio nella interazione tra approccio storico-critico e approccio più squisitamente teologico poggia l’economia dell’opera». In tale prospettiva viene necessariamente a emergere la centralità dell’evento pasquale: il cristianesimo considera infatti la Resurrezione di Cristo, avvenuta il giorno di Pasqua, la verità fondamentale della fede, quella che con termine classico è definita kerygma, che Piero Coda identifica nell’«annuncio del Cristo crocifisso e risorto, riconosciuto e proclamato Signore». Sempre a questo riguardo, aggiunge ancora Coda: «Il Nuovo Testamento presenta l’evento pasquale come atto del Padre, del Figlio fatto carne e dello Spirito: culmine dell’autocomunicazione salvifica di Dio e suprema glorificazione del suo nome».
D’altra parte, anche la storia del popolo di Israele, narrata nel Vecchio Testamento, si fonda sul passaggio (in ebraico pesah, da cui deriva il termine Pasqua) di Dio che segna la liberazione dalla schiavitù dell’Egitto. Un passaggio si ripeterà anche nel Nuovo Testamento: sarà quello del Cristo risorto che ritorna al Padre, realizzando la riconciliazione dell’umanità con Dio. È questa la Buona Notizia, ovvero l’Evangelo, il cui annuncio e la cui diffusione nel mondo costituiscono da duemila anni il cuore di quella che la Chiesa ritiene essere la sua missione originaria e sempre attuale.
Il Grande Atlante e il Grande Dizionario consentono al lettore di avvicinare e di comprendere proprio questa lunga storia e questa amplissima diffusione, che hanno segnato indelebilmente il destino dell’umanità. Le due opere, che si impongono anche per la loro notevole caratura estetica che ha un punto di forza nelle numerose e belle illustrazioni, permettono dunque al lettore di avvicinare una delle componenti fondamentali della storia del mondo. Non crediamo di venire meno a un corretto approccio critico, dicendo che la vera forza di questi libri sta nell’oggetto che essi studiano: il cristianesimo, a venti secoli dalla sua apparizione sulla terra, rimane l’evento più rilevante mai verificatosi, e testi come quelli che abbiamo preso in esame sembrano provarlo con particolare evidenza.

Nel cristianesimo, «Dio stesso si fa innanzi, si fa uomo, dischiudendo così una nuova dimensione, rispetto alla quale le dimensioni materiali apparentemente sconfinate rappresentano in realtà un ordine di grandezza sostanzialmente inferiore». Così si esprimeva in un bel libro di qualche anno fa Joseph Ratzinger, uno che di queste cose se ne intende.

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