da Roma
Spiegare il proprio punto di vista sulla fecondazione assistita può portare in tribunale per diffamazione. Specie se si è contrari a questa pratica. E non conta se chi parla lo fa in qualità di rappresentante dei cittadini eletto in Parlamento.
Con una sconcertante decisione, la Corte costituzionale ha stabilito che il coordinatore di Forza Italia, Sandro Bondi, potrà essere processato per diffamazione. La Consulta ha ribaltato il giudizio della Camera dei Deputati e annullato la delibera di insindacabilità.
Ma i parlamentari non ci stanno. Forza Italia scende in campo compatta a difesa dellesponente azzurro, ma anche dalla maggioranza arriva solidarietà. Silenzio, invece, da parte degli alleati, che infatti polemicamente Bondi in serata «ringrazia di cuore».
A costare il processo al deputato azzurro sono due interviste pubblicate nel 2003, nelle quali Bondi accusava i ginecologi Luca Gianaroli e Claudio Giorlandino, di aver dato «informazioni unilaterali e false» sulla fecondazione assistita nel corso di una trasmissione tv. Non è la prima volta, ricordano i colleghi, che la Corte annulla una delibera di questo genere del Parlamento. E la Giunta per lAutorizzazione di Montecitorio è da tempo al lavoro per cercara una via duscita. E se è vero che la decisione della Consulta è «da rispettare», commenta il deputato dell'Ulivo, è anche vero che «è rigida». «Da un punto di vista istituzionale, ritengo che la Corte esprima giudizi troppo restrittivi», dice Daniele Farina di Rifondazione, e il rischio è che «diventi molto difficile per un parlamentare esprimersi al di fuori di Montecitorio, perché chiunque può intentare causa».
Per una volta maggioranza e opposizione non duellano. Forza Italia si schiera compatta. Per il portavoce di Berlusconi, Paolo Bonaiuti, si tratta di «un episodio sconcertante» e l'auspicio è che «si apra un dibattito in Parlamento».
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