Riti vudù e calci fino a farla abortire: i terribili pestaggi dello straniero sulla moglie a Piacenza

Le botte in più occasioni e le minacce di praticare un rito vudù per ucciderla. L'uomo è stato condannato a due anni e due mesi per maltrattamenti

Riti vudù e calci fino a farla abortire: i terribili pestaggi dello straniero sulla moglie a Piacenza
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Era finito a processo con le accuse di aver massacrato di botte la moglie in più occasioni, procurandole anche un aborto e minacciandola di morte tramite riti vudù. In almeno un caso, l'avrebbe inoltre spinta giù con violenza dalle scale dell'edificio in cui vivevano. E nelle scorse ore, è stato condannato a due anni e due mesi di reclusione. Protagonista della vicenda che arriva da Piacenza è un cittadino straniero, il quale era stato accusato di maltrattamenti e di procurato aborto ai danni della consorte. Stando a quanto riportato dalla stampa locale, i fatti in questione si sarebbero svolti fra il 2018 e il 2021. Dopo il matrimonio, l'uomo avrebbe raggiunto in Italia la donna nel 2017. E con la convivenza, per lei si sarebbero spalancate le porte dell'inferno: violenze e minacce sarebbero state praticamente all’ordine del giorno, secondo l'accusa.

Un giogo stretto anche dal paventato utilizzo da parte del marito di riti vudù, con la minaccia di ucciderla qualora lei si fosse ribellata. Non è tutto a quanto pare, perché lo straniero le avrebbe messo le mani addosso anche quando era incinta: in alcune occasioni le avrebbe rifilato una serie di calci in pancia e l'avrebbe spinta giù dalle scale. Aggressioni che, secondo quanto ipotizzato, avrebbero procurato alla vittima un aborto. In un'occasione, la donna era finita in pronto soccorso ed era stata visitata: si sarebbe confidata con i carabinieri, ma avrebbe a quanto sembra preferito non denunciare l'accaduto per timore di ritorsioni da parte del marito. Solo in un secondo momento, anche alla luce dell'ennesima lite con il coniuge che l'ha portata evidentemente a temere per la propria incolumità, la donna ha deciso di rivolgersi formalmente alle forze dell'ordine.

Al termine delle indagini, l'imputato è stato rinviato a giudizio e condannato anche al pagamento di una provvisionale di circa 8mila euro a favore della vittima. La storia potrebbe tuttavia non essersi esaurita del tutto: per la difesa, che starebbe valutando un eventuale ricorso in appello dopo aver letto le motivazioni, si tratta di un fascicolo basato esclusivamente sulle dichiarazioni della persona offesa senza riscontri esterni o testimonianze.

"Il mio cliente che ha un lavoro fisso ed è incensurato – il commento dell'avvocato dell'uomo, riportato dal sito PiacenzaToday – ha sempre negato ogni addebito. In più, nel caso del procurato aborto, la cartella clinica parla sì dell’interruzione di gravidanza ma sono del tutto assenti evidenze di traumi o ecchimosi".

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