Falla nel sistema giudiziario: nessuno ordinò di controllare Bozzoli prima della condanna

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio potrebbe avviare un'ichiesta interna per verificare eventuali responsabilità dei giudici di Brescia

Falla nel sistema giudiziario: nessuno ordinò di controllare Bozzoli prima della condanna
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Fa discutere la decisione di non prevedere alcun controllo dell'imputato 39enne Giacomo Bozzoli, l'imprenditore di Soiano, in provincia di Brescia, condannato in secondo grado, il primo luglio scorso, all'ergastolo per l'omicidio dello zio Mario, avvenuto nel 2015. Bozzoli era in attesa della sentenza definitiva che gli avrebbe aperto le porte del carcere, ma nessuno si è preoccupato di controllare che fuggisse per evitare le manette, cosa che, puntualmente, è avvenuta. Un corto circuito giudiziario che ha permesso all'imprenditore di far perdere le sue tracce insieme alla moglie e al figlio di nove anni.

Nessuna misura preventiva

Eppure, sarebbe bastato emettere una qualsiasi misura cautelare, anche semplicemente l'obbligo di dimora o di firma, per non permettere a Bozzoli di allontanarsi con estrema facilità e senza alcun controllo. I carabinieri non sanno neppure con precisione quando è avvenuta la fuga in Maserati dell'imprenditore, forse sparito già l'ultima settimana di giugno. Solo quando i militari si sono presentati a casa sua a Soiano per notificargli l’ordine di esecuzione della pena della procura di Brescia si è scoperto che si era volatilizzato insieme alla sua famiglia.

Uno smacco che ha provocato anche la reazione della politica. Il vicepresidente del consiglio dei ministri Matteo Salvini ha commentato con tono polemico: "Mentre un governatore è agli arresti domiciliari senza alcuna condanna (Giovanni Toti, ndr), un ergastolano è in fuga da giorni perché nessuno si era preoccupato di trattenerlo, nonostante la condanna per aver ucciso lo zio gettandolo in un forno. Il mondo al contrario".

Inchiesta interna

Già durante il periodo della indagini, comunque, Bozzoli non era finito in carcere. L'ex procuratore capo di Brescia, Pier Luigi Maria Dell’Osso, aveva spiegato al Corriere della Sera che l'imprenditore era stato sempre reperibile e disponibile. Probabilmente, però, pensava alla fuga già da tempo e forse l'aveva anche pianificata, dato che non aveva subito alcun tipo di provvedimento restrittivo. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio non sarebbe contento della falla nel sistema giudiziario e potrebbe avviare un'inchiesta interna per verificare eventuali responsabilità dei giudici di Brescia.

La latitanza all'estero

Le indagini fin qui svolte dalla procura e dai carabinieri, intanto, sembrano confermare l'ipotesi che Giacomo Bozzoli si trovi all'estero assieme alla moglie Antonella e al figlio di nove anni. A suggerirlo era stato il suocero di Bozzoli che aveva indicato la Francia come Paese scelto per la fuga dall'imprenditore e adesso emerge sempre più nitidamente l'ipotesi, "validata da risultanze investigative", che potrebbe trovarsi all'estero.

Ieri nelle perquisizioni nei confronti dei familiari del latitante e di quella in cui viveva con la compagna e il figlio sono stati sequestrati dispositivi informatici e altre possibili "fonti di prova" che possano far emergere elementi utili a individuare dove si trovino i tre.

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