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"Finirà molto peggio". Arrestato per atti persecutori il "capo dei maranza" di Torino

Il 24enne di origine marocchina è anche accusato di aver aggredito la troupe di Rete 4, assaltandone l'auto con una mazza chiodata

"Finirà molto peggio". Arrestato per atti persecutori il "capo dei maranza" di Torino
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Alla fine, il "capo dei maranza" di Torino è stato arrestato dalla Polizia di Stato. Si è fatto conoscere sui social per le sue provocazioni contro gli italiani e contro le forze dell'ordine, ha più volte sfidato gli "italiani" con anche minacce, oltre che i politici, forse degli oltre 220mila follower solo su Instagram e dei quasi 340mila su TikTok. È stato spesso al centro delle cronache ma non era mai stato oggetto di azioni giuridiche, almeno non fino a oggi. Don Alì, nome social del 24enne nato in Marocco ma con cittadinanza italiana, è stato arrestato a seguito di un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal locale Tribunale su richiesta della Procura della Repubblica di Torino, diretta da Giovanni Bombardieri.

L'accusa nei suoi confronti è di atti persecutori e nell'ambito della stessa indagine un 24enne ed un 27enne torinesi di seconda generazione sono stati sottoposti all'obbligo di presentazione presso la Polizia Giudiziaria. L'indagine nasce alla fine di ottobre, quando i tre avevano teso un vero e proprio agguato al professore di una scuola del quartiere Barriera Milano di Torino, appostandosi al di fuori dell’istituto scolastico ove lavora. Il docente, in quel momento, si trovava all'esterno dell'istituto per prelevare la figlia al termine dell’orario di scuola e approfittando della superiorità numerica del 3 contro 1, lo hanno accerchiato e minacciato sotto gli occhi della figlia di appena tre anni. Lo hanno insultato e offeso a più riprese, accusandolo di aver maltrattato un suo alunno, indicato come loro nipote.

La cagnara ha attratto sul posto una collega dell'insegnante, che ha provato a intervenire almeno per allontanare la bambina che, terrorizzata, si era nascosta tra le gambe del papà. E anche mentre la collega dell'uomo si trovava lì, loro non hanno interrotto la loro azione intimidatoria, inseguendolo e colpendolo anche con alcuni schiaffi sulla nuca. Tutto questo è accaduto mentre uno dei tre riprendeva l'azione, che poi è stata ovviamente pubblicata sui social nelle pagine di "Don Alì" sotto forma di reel, con didascalie in cui il docente veniva definito "pedofilo" nonché "preda" di un agguato posto in essere dal gruppo per recuperare il presunto torto subito dal "nipote". Sul caso, Don Alì ha anche rilasciato un'intervista a Le Iene in cui, parlando della vicenda, affermava la necessità di "punire" chi stupra i bambini e poi aveva rinnovato le minacce al professore, dicendo "e se la prossima volta abusi un bambino, finirà molto peggio".

La Polizia ha ovviamente effettuato tutti i controlli del caso per verificare la fondatezza delle accuse che, ovviamente, non avevano alcuna attinenza con la realtà. Le dinamiche moleste e minacciose poste in essere dal gruppo sono elementi di prova che hanno portato la Procura di Torino ad avanzare richiesta di custodia cautelare poi accolta dal Gip. Il giudice nel provvedimento, nel motivare l’attualità della pericolosità del principale indagato, ha rimarcato come lo stesso sia stato individuato, sempre a seguito degli accertamenti investigativi della Squadra Mobile torinese, quale autore dell’aggressione patita da una troupe della trasmissione televisiva di Rete 4 "Diritto e Rovescio" lo scorso 11 novembre a Torino.

Dopo essersi reso irreperibile, è stato individuato nella serata di ieri, nascosto nelle cantine di un palazzo di Barriera Milano e dopo un breve inseguimento a piedi è stato bloccato e accompagnato in Questura.

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