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L’ultima follia: cambia sesso a 13 anni

La sentenza choc dei giudici: "Piena consapevolezza". Ma è possibile a quell’età?

L’ultima follia: cambia sesso a 13 anni
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Sono partiti dagli ormoni, hanno prima quietato quelli perché sono la sinfonia che ti rende donna. E lei non voleva rischiare di diventarlo. All’ospedale Careggi di Firenze, accanto alla terapia farmacologica a base di triptorelina (al centro di un dibattito per la revisione in Italia) che sospende lo sviluppo e consente un riallineamento del corpo con la percezione di sé, si è provveduto anche a un percorso psicoterapico per la gestione del disagio sociale.

L’iter di Giulio (lo chiameremo così) nato Giulia è iniziato nel 2021, a tredici anni. Su richiesta dei genitori il sesso anagrafico dell’adolescente che vive in una delle province liguri è stato riattribuito. Il tribunale ha accolto la richiesta e ha parlato di «percorso consapevole». Quindi Giulia è ufficialmente Giulio: a La Spezia è stato rettificato anche l’atto di nascita. È il più giovane d’Italia ad aver compiuto una transizione sessuale per disforia di genere. Di norma, a 13 anni hai bisogno del consenso dei genitori per farti un tatuaggio, del consiglio della mamma per scegliere le scarpe da comprare, della nonna per farcire un panino, del passaggio del papà per raggiungere i campi di calcio e dell’aiuto di chiunque per un sacco di altre cose. Ma i giudici hanno stabilito che Giulio «abbia maturato una piena consapevolezza circa l’incongruenza tra il suo corpo e il vissuto d’identità come fino ad ora sperimentato ». E dev’essere stato lacerante per i genitori, non meno che per Giulio, stare ad osservare un figlio dimenarsi in un’identità non sua come un pesce saltato fuori dall’acqua. Perché a 13 anni, mentre ancora non si è pronti per un sacco di cose, ce n’è una con la quale si duella tutti i giorni: l’affermazione di sé. Ed è chiaro che non si può iniziare a costruirsi dal corpo sbagliato. È stata la sorella gemella, per prima, a intuire che Giulio, crescendo, sviluppava tratti di mascolinità. Giorno dopo giorno lo ha visto diventare se stesso. E per la famiglia è stato naturale riconoscerlo come lui stesso si è riconosciuto. L’avvocato viareggino Stefano Genick, legale dei genitori di Giulio ed esperto di diritto di famiglia e tutela delle minoranze, ha definito la decisione del tribunale una «sentenza storica in termini di precedente». Aggiungendo che «è il riconoscimento di un percorso di affermazione, ed è molto importante data anche la giovane età. A 13 anni la sua identità di genere è già consolidata, come hanno potuto accertare anche le perizie medico legali disposte dalla Procura. E ferma è la sua volontà, con piena capacità di discernimento, di sancirla sul piano giuridico».

La famiglia ha raccontato di un percorso socialmente e burocraticamente faticoso. Hanno incontrato resistenze da parte della scuola del bambino e anche da parte dei centri sportivi che frequentava. Così come ieri, davanti alla notizia della vicenda e alla decisione del tribunale, ha tuonato Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia Onlus parlando di «follia assoluta ».

Coghe ha aggiunto che «tra l’altro, è raccapricciante pensare che la magistratura che ha dato questo via libera alla richiesta dei genitori del minore coinvolto è la stessa che ha spaccato la “Famiglia nel bosco” e negato il suo ricongiungimento per presunti deficit educativi dei genitori. Siamo al ribaltamento totale del buonsenso, della giustizia e della realtà». Ma in certe realtà tocca trovarcisi dentro...

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