Omicidio Saman Abbas: ergastolo confermato per la madre, il padre e i cugini. Allo zio 22 anni

Condanna a vita confermata per i genitori e comminato ai cugini precedentemente assolti, sale la pena per lo zio: cosa è accaduto nel processo d'appello per l'omicidio di Saman Abbas

Omicidio Saman Abbas: ergastolo confermato per la madre, il padre e i cugini. Allo zio 22 anni
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Sentenza finale nel processo d'appello per l'omicidio di Saman Abbas. È stato confermato l'ergastolo per i genitori Shabbar Abbas e Nazia Shaheen. Ergastolo anche per i cugini precedentemente assolti in primo grado, ovvero Ikram Ijaz e Noman Hulaq. Sale a 22 anni la pena per lo zio Danish Hasnain, precedentemente condannato a 14 anni. La procura generale aveva chiesto l'ergastolo per tutti e cinque gli imputati.

Le ultime arringhe

Oltre a essere stato giorno di sentenza, quest’udienza ha visto anche le ultime arringhe nel processo di secondo grado. La legale Sheila Foti, che difende Shabbar, ha evidenziato le presunte contraddizioni nella testimonianza del fratellino di Saman Ali Heider, il quale avrebbe detto a un’amica che la responsabilità del delitto fosse dello zio Danish. Foti ha menzionato i 200 “non ricordo” del giovane, suggerendo che dovesse essere ritenuto “non credibile”.

A margine dell’udienza hanno preso la parola entrambi i cugini ora condannati. “Sono innocente - ha chiosato Ikram - non ho avuto nessun ruolo in questa vicenda, come anche Noman Hulaq. Non siamo colpevoli, non vogliamo andare di nuovo in carcere e chiediamo giustizia. Mi dispiace moltissimo di quello che è successo, ma su questo non posso riferire”.

Ikram si è pronunciato anche contro Ali Heider (“Lo amavo, mi dispiace, perché ha detto delle bugie”), oltre che contro Shabbar e Danish (“Hanno mentito per liberarsi da questa responsabilità, accusando noi. Io sono stato in carcere due anni pur essendo innocente. Ho subito percosse, mi hanno picchiato in carcere. Sono stato lontano dalla mia famiglia che ha sofferto. Ogni volta che sentivo mia madre e la mia famiglia li tranquillizzavo dicendo che la verità sarebbe venuta fuori. Io pure ho sofferto e ho pianto. Riguardo a Saman ho detto tutto quello che sapevo”).

Noman Hulaq avrebbe fornito una sua spiegazione in merito alla loro fuga all’estero dopo l’omicidio di Saman: “L'errore che abbiamo fatto è allontanarci da qua, se non fossimo fuggiti non saremmo in questa situazione. C'erano continue visite dei carabinieri e abbiamo avuto paura, decidemmo di allontanarci anche noi”. Queste parole però non hanno convinto il giudice Domenico Stigliano.

Contro la violenza

Un gruppo di donne ha partecipato a quest’ultima udienza imbracciando un cartello con la scritta “Se domani tocca a me voglio essere l’ultima” - un verso della poesia ormai simbolo della violenza contro le donne - sia in urdu, la lingua d’origine di Saman, sia in italiano. Presenti alcune legali di associazioni per la difesa delle donne e l’ex prima cittadina di Novellara Elena Carletti: hanno spiegato la loro presenza in qualità di semplici cittadine.

Maria Teresa Manente, responsabile dell’ufficio legale Differenza Donna, ha così commentato la sentenza, affermando che rappresenti una “svolta sul piano sociale”: “È una sentenza che ripara, almeno in parte, alla profonda vittimizzazione secondaria subita da Saman Abbas. In primo grado, infatti, nonostante fosse lei la vittima di un delitto brutale, è stata la sua vita a essere messa sotto processo: le sue scelte, il desiderio di libertà, la determinazione ad autodeterminarsi fuori dalle regole imposte da una cultura patriarcale sono state interrogate, distorte, svuotate di legittimità. La colpevolizzazione postuma della vittima, ancora una volta, aveva rischiato di oscurare la verità: Saman Abbas è stata uccisa per la sua libertà. Questa sentenza rimette al centro la responsabilità degli autori della violenza e restituisce dignità a Saman, riconoscendole il diritto - troppo spesso negato - di vivere la propria vita secondo desideri, scelte e relazioni liberamente costruite”.

L’omicidio e il processo di primo grado

Saman Abbas fu uccisa la notte tra il 30 aprile e l’1 maggio 2021.

La giovane si era rivolta al servizi sociali italiani e alle forze dell’ordine, affermando che i famigliari avrebbero organizzato per lei un matrimonio forzato: dopo un periodo in comunità, Saman era tornata nella casa di Novellara, per riprendere i propri documenti.

In primo grado erano stati condannati all’ergastolo i genitori Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, oltre che lo zio Danish Hasnain a 14 anni. Assolti invece in primo grado i cugini Ikram Ijaz e Noman Hulaq.

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