Piano pandemico, anche Valesini (Report) sbugiarda Conte e il Cts

Il giornalista d'inchiesta in commissione Covid: "Lo dice Rezza nel Piano 2021-2023 che i Piani anti influenzali come quello del 2006 si potevano adattare". Ma l'esecutivo Pd-M5s decise il contrario, ignorando il parere del Cts

Piano pandemico, anche Valesini (Report) sbugiarda Conte e il Cts
00:00 00:00

Nonostante l’ostruzionismo della sinistra, arrivata a mettere in discussione persino l’operato della Guardia di Finanza sulle mascherine farlocche del commissario all’Emergenza Covid Domenico Arcuri, la commissione d’inchiesta sulla pandemia continua a riscrivere tutta la narrazione istituzionale sul Covid. Carte alla mano. Oggi, in audizione si è presentato Giulio Valesini, giornalista di Report e autore di un libro-inchiesta sulla pandemia. Alla domanda del deputato M5s Alfonso Colucci sull’utilizzabilità o meno del Piano pandemico influenzale del 2006, il cronista d’inchiesta cita il passaggio di uno dei tanti documenti in cui si è imbattuto: «Rimane la consapevolezza che molte delle misure prevedibili in una pianificazione pandemica influenzale sarebbero incluse in una più ampia pianificazione per un patogeno X simile a Sars-CoV-2».

Il documento è il Piano pandemico 2021-2023 della cui stesura si è occupato l’allora direttore generale della Prevenzione Giovanni Rezza. Lo stesso Rezza che, audito in commissione Covid, ha messo in dubbio la reale utilità del Piano pandemico influenzale nella lotta al Covid: «Che il Piano non fosse stato aggiornato è oggettivo e non si può discutere; dopo si può discutere di quanto è utile un piano pandemico influenzale per il Covid - questa è la domanda che ci possiamo fare - perché i Piani pandemici sono sempre stati fatti per la pandemia influenzale. Invece ci siamo trovati una pandemia dovuta a un virus diverso: non completamente diverso, però sicuramente diverso».

Eppure sempre Rezza aveva ribadito: «Si poteva utilizzare il piano pandemico del 2006? Sinceramente, questa è una domanda a cui è difficile rispondere, perché si trattava comunque di un piano pandemico influenzale, quindi non di un piano pandemico per infezione respiratoria, Covid compreso». Dichiarazioni che fecero ringalluzzire il deputato Pd Francesco Boccia: «Il professor Rezza ci ha appena detto che un Piano pandemico di un virus che non si conosce non si può fare, mentre quello per l’influenza è un piano pandemico che si può fare. L'ho tradotta così, la lascio a verbale».

Eppure, negli scorsi giorni, sentito dal «Giornale», Rezza dichiarò anche di avere visto l’ex premier Giuseppe Conte in Cts in una riunione formale per decidere il da farsi sulla Zona rossa: «Noi lo abbiamo visto una volta venire in Cts, quando è venuto ad una riunione tra il 5 e il 6 marzo. Però non informalmente. Credo che quella fosse una riunione formale del Cts. Però li stavamo ancora chiedendo la Zona rossa in Val Seriana». «Quando è arrivato il Covid, l’Italia non era in grado di effettuare un’adeguata sorveglianza epidemiologica. E questo è accaduto perché è stato dissennatamente scelto di non rendere vivo il piano pandemico influenzale del 2006, il quale forniva degli strumenti adatti a consentire al nostro Paese di farsi trovare meno impreparato dinnanzi al Covid. Al netto dell’insofferenza dei colleghi del M5s, questo assunto è stato confermato oggi in commissione Covid da Giulio Valesini, giornalista Rai, autore di un’inchiesta sul mancato aggiornamento del piano pandemico per la trasmissione Report. Un ennesimo atto d’accusa nei confronti di chi, come l’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte, sosteneva che l’Italia fosse “prontissima” ad affrontare il Covid», sentenzia la deputata Fdi Antonella Zedda.



Eppure anche questa versione, come hanno ricordato il coordinatore Agostino Miozzo (sempre al «Giornale») e oggi Valesini in commissione Covid, è smentita da degli appunti che lo stesso ex coordinatore del Cts aveva a suo tempo consegnato alla Procura di Bergamo: «Non si tratta di un verbale codificato – ha spiegato Miozzo – ovvero firmato, letto e riletto. Erano degli appunti fatti da una segretaria». Tanto basta a capire che non fu il Covid a coglierci di sorpresa, fu l’incapacità di chi doveva difendere il Paese.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica